Area Logopedisti

Cari mamma e papà, PAROLIAMO di me, di voi e del mio linguaggio

equipe di Paroliamo

Era la fine del 2011 quando abbiamo iniziato a immaginare il progetto di Paroliamo, che in questi anni è cresciuto, insegnandoci con l’esperienza come migliorare nel tempo l’offerta che proponiamo alle famiglie che ci contattano.

Tre logopediste e un consulente familiare professionista a orientamento sistemico-relazionale volevano dare qualcosa di più nel lavoro quotidiano, che andasse oltre alla valutazione logopedica, alla riabilitazione o al supporto agli apprendimenti. Troppo spesso, nel contatto con le famiglie, la sensazione era di avere il mandato di “sistemare” una questione del bambino, al momento critica, per tornare presto a una situazione di normalità. Tutto quanto offerto, con attenzione e professionalità, andava senz’altro a vantaggio dei bambini, ma rimanevano zone d’ombra che riguardavano i genitori e il modo in cui questi stavano con i propri figli. La nostra idea era ed è ancora, invece, che quando un bambino ha un qualsiasi tipo di difficoltà, i suoi genitori, la sua famiglia e le relazioni più importanti per lui, siano da coinvolgere per un’evoluzione più serena e solida.

Questo a partire da una considerazione tutt’altro che nuova: da che esiste l’uomo, infatti, possessore del linguaggio e della comunicazione, l’apprendimento si è sviluppato grazie alla socialità e alla relazione con altre persone.

Osservando i bambini nel corso dei primi anni di vita risulta subito evidente come ogni loro apprendimento, ogni loro conquista avvenga all’interno di una rete di relazioni che vengono costruite intorno al bambino e alle quali il bambino stesso partecipa attivamente. La relazione madre-bambino si stabilisce molto precocemente, ancor prima della nascita del bambino stesso, anche questa relazione è a sua volta influenzata dalle altre relazioni che la madre ha costruito nel corso della propria esistenza, con i propri genitori, col proprio compagno e così via. Già alla nascita quindi il bambino s’inserisce in una rete di relazioni, familiari e non solo, che lo influenzeranno nei propri apprendimenti futuri, e questa rete s’infittisce sempre più man mano che il bambino cresce e costruisce legami significativi all’esterno del proprio nucleo familiare.

Acquisire capacità comunicative e linguistiche o imparare sui banchi di scuola a leggere, scrivere, contare, ecc. non può pertanto essere considerato un percorso a senso unico dove in gioco entrano soltanto le “capacità” del singolo, ma dovrebbe essere visto come un cammino in cui le potenzialità del bambino trovano espressione sulla base del suo inserimento in una rete sociale.

Ciò vale ancora di più se consideriamo bambini con disturbi di linguaggio o disturbi d’apprendimento. Da tempo è dimostrato come i disturbi specifici abbiano cause organiche ed ereditarie, ma ciò non significa che le relazioni sociali del bambino non possano influire in modo positivo o negativo sulle sue abilità anche in questi casi. Il fatto che un bambino non “parli bene” o che legga lentamente non sono conseguenza diretta dell’ambiente, ma sicuramente è l’ambiente ad avere un ruolo fondamentale nelle possibilità di recupero del bambino.

Secondo l’approccio neuro costruttivista, infatti, il linguaggio nasce dall’interazione tra fattori biologici, cognitivi, ambientali e relazionali. I fattori ambientali possono pertanto determinare l’espressione genetica, andando ad esempio a ridurre le manifestazioni negative di un disturbo. Questo  approccio rappresenta la riconciliazione teorica tra la concezione piagetiana delle prima fasi dello sviluppo cognitivo e le posizioni innatiste-modulari: entrambi sono necessarie per spiegare la complessità dei fenomeni evolutivi e dei processi di cambiamento.

Proprio per l’importanza dell’ambiente, l’efficacia di qualsiasi tipo di trattamento è maggiore quando i genitori accompagnano il bambino nel suo percorso, diventando maggiormente consapevoli dei suoi bisogni.

A volte non è facile per un genitore entrare in contatto con la difficoltà vissuta dal proprio bambino, quando ad esempio per un disturbo del linguaggio, non riesce a farsi capire. Ma entrare in contatto con la propria sofferenza, nel vedere il proprio bambino in difficoltà, è il primo passo per poterlo accompagnare e sostenere nel superamento della difficoltà.

Per questo, la presa in carico logopedica di un bambino, non può prescindere dal contatto con i suoi genitori, per conoscere dai loro racconti il bambino e il modo in cui è abituato a stare con i propri familiari. Più di quanto immaginiamo, gli scambi quotidiani tra genitori e figli possono contribuire a situazioni critiche o al cambiamento positivo; possono influire in modo significativo sulle capacità espressive del bambino e in qualche modo sulle difficoltà di linguaggio o apprendimento. Sicuramente, il modo di sentirsi dei genitori e il modo di stare insieme in famiglia durante il percorso valutativo e riabilitativo, incidono sulla motivazione e la serenità del bambino, tanto da rendere più o meno efficace il percorso stesso.

Il coinvolgimento dei genitori deve essere mantenuto nel tempo, attraverso colloqui periodici. La richiesta di presenziare a una riflessione condivisa sul percorso logopedico del bambino può sembrare impegnativa, ma la maggior parte delle volte anche i genitori ne capiscono l’utilità e si mettono in gioco. Gli spunti di riflessione durante i colloqui sono utili per capirsi e per trovare il modo di essere un modello funzionale nelle varie situazioni quotidiane che a volte sono facili da affrontare, a volte più complesse.

Di cosa è utile parlare durante i colloqui con i genitori? Innanzitutto è produttivo un confronto sul percorso riabilitativo che si sta facendo, per avere una sintonia d’intenti che è alla base della riuscita dell’intervento, sintonia che va ricercata non solo con i genitori, ma anche con altri specialisti che vedono il bambino. Poi gli argomenti possono riguardare di tutto e di più, ciò che ha a che fare con i momenti critici e non nella relazione con il bambino, ed è per questo necessaria una competenza di tipo consulenziale.

 

Cosa ci sentiamo di condividere, sulla base dell’esperienza di questi cinque anni? Alcune riflessioni ricorrenti che con i genitori fanno e che sono importanti all’inizio del percorso; ad esempio non è facile ammettere che il proprio figlio non parla bene come i bambini degli altri, perché questa situazione, seppur non grave, porta a fare i conti con tanti sentimenti, tra cui il senso di colpa, ma più un genitore è sereno con se stesso riguardo vissuti di questo tipo e meglio accompagnerà il proprio figlio al percorso di valutazione e riabilitazione.

Tra genitori e figli è importante anche dirsi qual è il problema o cosa pensiamo possa esserlo, per parlare con i bambini delle difficoltà di linguaggio e/o apprendimento che hanno e di come si sentono a riguardo nella quotidianità. Può essere una scusa pensare che i figli siano troppo piccoli per certi argomenti, trasformando la criticità in un tabù di cui con il bambino non si parla per non appesantirlo emotivamente.

Anche se i genitori non se lo aspettano, capita spesso che una volta condivisa con il figlio la difficoltà segnalata e l’interesse di fare un percorso insieme per risolverla, il bambino appare sollevato quasi a dire: “Finalmente qualcuno se n’è accorto e può aiutarmi!”.

Un bambino non è mai troppo piccolo per ascoltare qualcuno che parla con lui, per vedere un viso che lo guarda raccontando, per sentire le emozioni delle persone accanto; un bambino non è mai troppo piccolo per imparare e non è mai troppo piccolo per insegnare a noi genitori come crescere insieme a lui.

 Bibliografia

Le parole nella mente: relazioni semantiche e struttura del lessico Grazia Basile

La mediazione familiare. Modelli, principi, obiettivi. E. Urso

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L’équipe di PAROLIAMO – Osnago (LC) Via XX Settembre n.6 – www.paroliamo.org

logopedia@paroliamo.org

Dott.ssa Anna Borlesi, Logopedista, Mediatrice del metodo Feuerstein per il potenziamento cognitivo – 339-5013011

Dott.ssa Anna De Bona, Mediatore scolastico e familiare a orientamento sistemico, Counselor sistemico-relazionale – 339-1287809

Dott.ssa Dolores Paredi, Logopedista, Mediatrice del metodo Feuerstein per il potenziamento cognitivo – 328-9140639

Dott.ssa Laura Redaelli, Logopedista, Mediatrice dei metodo Feuerstein per il potenziamento cognitivo – 338-2187175

4 commenti

  • Nicoletta

    Nella mia professione ho potuto constatare quanto l’influenza delle relazioni famigliari sia alla base dello sviluppo cognitivo ed emotivo di una persona, da madre mi sono resa conto di quanto sia difficoltoso il compito di un genitore nell’accettare le difficoltà dei propri figli, farsene carico senza farsi travolgere da sensi di colpa o peggio da inutili confronti con i loro coetanei. Complimenti per questo articolo così esaustivo.

    • Anna De Bona

      Cara Nicoletta, grazie per il feed back che hai lasciato, siamo contente di essere riuscite a trasmettere le cose che per noi sono importanti anche nella quotidianità,
      per Paroliamo
      Anna De Boa

  • silvia

    Che bello sapere che, in caso di necessità, noi genitori potremo contare anche sul supporto, la competenza e la passione di professioniste come voi! Il vostro articolo mi ha offerto grandi spunti di riflessione! Grazie , e buona continuazione nella vostra preziosissima professione

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