Linguaggio

Comunicare con i neonati: la Baby Sign Language

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Comincia oggi il mese interamente dedicato alle mamme, ma anche ai papà, dai!

Con grande piacere oggi ospito Silvia Bitelli in qualità di esperta e insegnante certificata nel metodo Baby Sign Language.

La Baby Sign Language è uno speciale linguaggio dei segni utilizzato per comunicare con i neonati e con i bambini piccoli, ancora non in grado di parlare, che si pone come obiettivo quello di aiutarli ad esprimere le loro esigenze e i loro pensieri in un modo facile e senza difficoltà: utilizzando le loro manine!

Questo strumento di comunicazione nasce in America circa 30 anni fa ed attualmente è conosciuto e impiegato da tantissime famiglie in diversi Paesi del mondo. Si tratta di una parziale semplificazione della lingua dei segni americana, cioè quella di cui si avvalgono comunemente le persone sorde, della quale alcuni gesti vengono ripresi ed altri riadattati alle limitate capacità motorie dei piccoli.

Il metodo viene applicato già nei primi mesi di vita, anzi, gli esperti consigliano di metterlo in pratica fin dalla nascita: i bimbi così si abitueranno ad osservare i segni e ad associarli alla parola o al concetto corrispondente. Dai sei mesi circa potranno iniziare a riprodurre quelli più comuni e semplici, che traducono pensieri come “Ho fame”, “Ho sonno”, “Ho caldo”, “Ho freddo” , “Cambiami”, “Ne voglio ancora”, “Non ne voglio più”.

Imparare a segnare le parole di base non soltanto è un utilissimo ponte verso il linguaggio parlato, ma offre ai bambini numerosi benefici cognitivi, psicologici e linguistici: è stato infatti dimostrato dalla ricerca che i piccoli che comunicano attraverso i gesti, esprimono con più convinzione la propria personalità, godono di maggiore autostima e sono facilitati nell’apprendimento delle forme scritte e verbali di comunicazione anche a distanza di anni.

I genitori che praticano la Baby Sign Language sono entusiasti: affermano infatti che li aiuta ad alleggerire il difficile compito di interpretare i pensieri dei figli, risparmiando loro tempo e frustrazione. Inoltre è divertente e intensifica il legame con i propri bambini, perché l’uso dei gesti richiede un attento contatto visivo e facilita spesso anche quello fisico. Molte famiglie scelgono di non limitare i segni al periodo in cui essi rivelano la loro massima funzionalità (cioè tra 0 e 2 anni), sfruttandone alcuni anche negli anni successivi (anche fino ai 5 anni), soprattutto nelle situazioni pubbliche in cui può risultare più semplice, e forse più elegante, comunicare con il bambino su questioni personali (ad esempio: “Devi andare in bagno?”) in forma privata.

Alcuni genitori temono che imparare la Baby Sign Language possa ritardare lo sviluppo del linguaggio del bambino: niente di più sbagliato! Gli studiosi dimostrano, al contrario, che la comunicazione attraverso i gesti stimoli una comparsa anticipata delle parole, grazie al fatto che al bimbo vengono offerti contemporaneamente tre input: uno visivo (il movimento delle labbra dell’adulto), uno verbale (la pronuncia della parola) e uno gestuale (il segno). Molti “bambini segnanti” parlano infatti molto prima rispetto ai piccoli che non usano i segni e sviluppano precocemente un vocabolario più ricco.

I bimbi amano imparare i segni e si impegnano moltissimo in questa attività, soprattutto intorno al primo anno di età, quando si rendono conto di poterne eseguire davvero tantissimi;  l’esplosione di gesti che ne deriva crea un forte senso di orgoglio nei genitori, che hanno finalmente uno strumento semplice ed intuitivo con il quale poter constatare fin dalla più tenera età dei figli le loro grandi possibilità comunicative ed intellettive.

 

Silvia Bitelli, laureata in Lettere Moderne e laureanda in Scienze della Formazione Primaria, insegnante certificata di Baby Sign Language (Baby Signs® Program) e di Didattica di Italiano per Stranieri (DITALS).

Silvia collabora con Paola Castellani, laureata in Lingue e Letterature Straniere, bilingue e mamma di una bambina bilingue, insegnante certificata di inglese per bambini con il metodo English is Fun®

 

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Per approfondimenti bibliografici:

parla con me

 

Mamma parla con me, di Nancy Cadjan

Cairo Editore

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