Cos’è l’Afasia e come affrontarla
di Antonella Brunetti, logopedista
L’afasia viene definita come un disturbo acquisito del linguaggio conseguente ad una lesione cerebrale che ha compromesso aree e strutture specifiche implicate nei processi di elaborazione e formulazione del sistema linguistico (FLI, 2009).
La gravità di tale disturbo deriva principalmente dalla sede e dall’entità della lesione che può essere causata da disturbi vascolari, trauma cranico, neoplasie cerebrali, malattie del SNC, malformazioni. Inoltre, il quadro clinico in questione può essere aggravato dalla compresenza di altri disturbi come paralisi parziale o totale, disturbi della sensibilità, disturbi del campo visivo, deficit neuropsicologici.
Dunque, la presa in carico del paziente afasico necessita di un intervento riabilitativo di tipo multidisciplinare, dalla fase acuta fino alla sua stabilizzazione. L’efficacia dell’intervento riabilitativo è strettamente correlata alla precocità, alla specializzazione del gruppo di lavoro e alla collaborazione tra i suoi membri. Il logopedista assume un ruolo fondamentale per la specificità delle conoscenze e competenze inerenti il linguaggio e la comunicazione, che lo stesso Profilo Professionale (DM 14 Settembre 1994) gli riconosce.
In ambito afasiologico, la complessità di inquadramento e, successivamente, di impostazione del trattamento riabilitativo del disturbo, derivano dalla varietà di caratteristiche quantitative e qualitative con cui questo può configurarsi: il deficit afasico può manifestarsi in produzione e/o in comprensione, coinvolgere uno o più livelli dell’abilità linguistica (fonologico, morfo-sintattico, semantico-lessicale, pragmatico) ed interessare sia il linguaggio orale che quello scritto.
La rieducazione del linguaggio non può prevedere un protocollo standard per tutti i casi di afasia, ma è il risultato della combinazione di tecniche e strategie riabilitative, studiato meticolosamente secondo una gerarchia di priorità ed associata ad uno o più approcci riabilitativi adeguati al caso singolo.
A questo proposito, il logopedista deve essere capace di attuare, prima di ogni intervento, una valutazione accurata, strumentale e non, ed un bilancio complessivo che permettano di delineare il profilo linguistico-comunicativo del soggetto e gli obiettivi del piano di trattamento logopedico.
Essendo il linguaggio lo strumento di realizzazione della comunicazione per eccellenza, la sua compromissione comporta anche una disabilità comunicativa, la quale non solo può mettere a rischio la sicurezza del paziente, incapace di esprimere i propri bisogni, ma costituisce anche un’importante barriera nell’interazione con coloro che lo assistono (operatori sanitari e care givers). Il deficit comunicativo è uno dei segni permanenti dell’afasia poiché nella vita quotidiana la necessità di una modalità comunicativa strategica/alternativa non è compatibile con i ritmi frenetici del giorno d’oggi e costringe a significative limitazioni dell’autonomia nella vita personale, sociale e professionale. La vulnerabilità nella comunicazione diviene una sfumatura invisibile della malattia dietro la quale si cela la realtà di un vissuto emotivo fatto di ansia, paura, frustrazione, depressione, in cui il senso di isolamento e di incomprensione diventano enormi.
In conclusione, la riabilitazione del disturbo afasico deve assumere un approccio olistico, coinvolgere, cioè, l’individuo nella sua globalità ed essere pianificato considerando non soltanto le funzioni linguistiche ma anche l’efficacia comunicativa al fine di promuovere la partecipazione dell’individuo ed il suo reinserimento sociale, consentendo, così, la riorganizzazione delle relazioni interpersonali e delle abitudini della routine quotidiana.
Logopedista Dott.ssa Brunetti Antonella
dedalocentro@gmail.com