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Crescere i bambini con la Comunicazione Non Violenta CNV

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Non ricordo per quale volo pindarico nel web sono incappata nella Comunicazione Non Violenta teorizzata dallo psicologo americano Marshall B. Rosenberg il quale ha poi fondato il Centro per la Comunicazione Nonviolenta.

I suoi libri sono editi in Italia da Edizioni Esserci del Centro Esserci di Reggio Emilia. Presa dalla curiosità incontenibile di tutto ciò che riguarda la Comunicazione ho acquistato subito due libri: “Crescere i bambini con la Comunicazione Nonviolenta” e “Le parole sono finestre (o muri)” entrambi di Marshall.

Il primo è un piccolo manuale che riporta le linee principali di questo pensiero e che esplicita alcune modalità di comunicazione che sono piuttosto frequenti penso un po’ in tutte le famiglie, almeno per la mia è così.

La sensazione che si tratti di normale e comune buon senso mi ha colpito più volte durante la lettura, ma è vero anche che il normale e comune buon senso non sempre è così facile da mettere in atto quando i diretti interessati siamo noi e i nostri figli.

Il libro che è molto breve e si legge in alcune ore, porta diversi esempi concreti e suggerisce alcune strategie per iniziare a prendere consapevolezza di come spesso ci rivolgiamo ai nostri figli in modo poco costruttivo. A volte piccoli cambiamenti o modificare il punto di vista provoca grandi effetti positivi.

Due cose mi hanno colpito in modo particolare e ho provato a mettere subito in pratica per misurare un po’ quali grandi danni potevo avere causato nelle mie bambine.

Mi sono messa subito alla prova dopo avere letto il capitolo “Amore incondizionato”: certo lo sappiamo che l’amore per i nostri piccoli è incondizionato, oserei dire atavico e animalesco in certa misura, ma loro lo sanno? L’autore racconta una sua esperienza personale in cui i suoi figli, alla domanda “Perché papà ti vuole bene?” hanno addotto motivazioni concrete dei loro comportamenti; ne esce una equazione del tipo “mamma e papà mi vogliono bene perché io mi comporto bene”.

Secondo voi potevo resistere? Alla prima occasione ho chiesto a Camilla, all’epoca 3 anni e mezzo.

“Camilla, lo sai perché ti voglio bene?” naturalmente la domanda è stata posta in un momento di coccola, se no che senso avrebbe avuto?

Ora le parole esatte non le ricordo ma è stata una cosa tipo:

“Perché io sono la tua bambina”, be’ mi ritengo fortunata.

E così, rincuorata un pochino, sono passata alla più grande, Valentina 9 anni: qui i danni fatti potevano essere certamente maggiori; quante richieste ed aspettative cadono sui nostri bimbi a questa età? La scuola, le attività, si pretende un atteggiamento più maturo e la cameretta in ordine. Oddio! Oddio!

“Valentina, lo sai perché ti voglio bene?” … “Perché sei la mia mamma?”

Ora, dico che per me è stato bello, mi interrogo solo sui due diversi punti di vista: “Perché io sono la tua bambina” e “perché sei la mia mamma?” sono certamente due punti di vista diversi e tra l’altro la prima è una affermazione e la seconda aveva un tono di domanda, ovviamente la risposta c’è stata ed è stata una decisa conferma. Giustificati forse dall’età? Non so, mi sta bene comunque, anche perché c’è da dire che sono una mamma un po’ esigente ed il rischio di scadere in atteggiamenti poco costruttivi è sempre dietro l’angolo.

Il secondo spunto che mi è sembrato applicabile alle due piccole scimmiette che si litigano ogni cosa, dalla mamma al fazzoletto di carta, è stato il Gioco del capitano, nato secondo il principio che si possa delegare ai bambini alcune scelte, in modo che successivamente possano sviluppare meglio la capacità di prendere decisioni.

Vi dico subito ho miseramente fallito; fare il capitano piace a me, sono subito fuori dai giochi, io voglio essere la guida per le mie bimbe, ma questo è un problema tutto mio. Ci riproverò tra qualche anno. Naturalmente a loro è piaciuto, ma comunque non ha dato i risultati sperati, ma questo è ciò che succede quando non si crede in ciò che si propone ai nostri figli.

In ogni caso una lettura semplice e scorrevole che vale la pena conoscere.

E appena avrò un attimo per leggere “Le parole sono finestre [oppure muri]”, ve ne parlerò.

A riguardo puoi leggere anche il post di Mamma Dilettante!

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Bibliografia:

“Crescere i bambini con la Comunicazione Nonviolenta”, di Marshall B. Rosenberg, Collana Bisogni e risposte, Esserci Edizioni.

“Le parole sono finestre [oppure muri]”, di Marshall B. Rosenberg, Collana Dire, fare, comunicare, Esserci Edizioni.

 

 

 

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