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L’afasia e la gestione del paziente afasico: il ruolo del logopedista

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di Emma Lapi, logopedista

Proviamo per un momento a immaginare di non essere più in grado di poter parlare liberamente di quello che ci piace, di non poter più chiedere qualcosa, di non comprendere quello che gli altri dicono, di non trovare le parole giuste: sarebbe senz’altro una grande sofferenza, come se ci avessero catapultato in un pianeta sconosciuto dove parlano una lingua diversa dalla nostra. Se ci trovassimo su in pianeta diverso dalla Terra, ad esempio su Saturno, non saremmo di certo in grado di capire quello che gli strani e colorati abitanti del pianeta ci direbbero, ma resteremmo perplessi a guardarli con gli occhi fuori dalle orbite, incapaci di rispondere in maniera adeguata.

Ma non è proprio questo che succede al paziente afasico perché nel suo caso è lui ad essere cambiato e non l’ambiente circostante, anche se in parte il risultato è lo stesso.

Quando parliamo di afasia intendiamo la condizione in cui, a causa di una lesione di determinate aree cerebrali, si ha una perdita parziale o totale del linguaggio e il deficit linguistico in questione può interessare diverse modalità linguistiche –produzione e comprensione, orale e scritta– e diverse unità funzionali: fonologia, lessico, semantica e morfosintassi.

I pazienti afasici per tale motivo sono un gruppo eterogeneo e variegato tanto che non è possibile fare ampie generalizzazioni e raggruppamenti per trovare punti in comune tra di essi.

È chiaro che delle somiglianze grossolane tra i diversi quadri sono sempre presenti e per tale motivo esisteva e ancora oggi esiste la classificazione sindromica dell’afasia anche se appare più opportuno a scopo riabilitativo effettuare una valutazione dettagliata delle capacità/difficoltà individuali al fine di inquadrare “quel” paziente e proporre un intervento ad hoc pensato esclusivamente per lui.

Innanzi tutto sarà fondamentale formare una rete stabile e solida intorno al paziente, capire la sua situazione e il suo punto di vista, collaborare in equipe multidisciplinare con lo scopo di convogliare le energie verso il raggiungimento del miglior risultato grazie anche all’aiuto della famiglia. All’interno di questo quadro il logopedista, a seconda della fase in cui si trova il paziente, procederà alla valutazione del linguaggio indagando diversi aspetti.

La valutazione può basarsi sull’osservazione di quello che il paziente è in grado di fare per collocarlo in una delle sindromi tradizionali mediante l’utilizzo di apposite batterie, ma è importante anche approfondire la valutazione del paziente mediante l’utilizzo di strumenti di stampo neurolinguistico per quantificare i deficit per le singole unità e modalità del linguaggio, e successivamente procedere anche a una valutazione della comunicazione funzionale che non rientra nella maggior parte dei test standardizzati comunemente utilizzati.

La valutazione completa del paziente con deficit comunicativo‐linguistico prevede diverse fasi d’intervento con lo scopo di proporre un trattamento mirato. Il danno cerebrale in genere comporta anche disturbi di altri domini cognitivi quali attenzione, memoria, percezione e Funzioni Esecutive, per le quali è pertanto necessaria una valutazione multidimensionale ulteriore.

In ultima analisi un aspetto fondamentale da considerare nel paziente afasico in fase di rientro a casa è la qualità di vita.

Oggi è possibile misurare i diversi elementi della qualità di vita con vari strumenti più o meno specifici al fine di valutare come questa è percepita sia dal paziente che dal caregiver. Lo scopo ultimo di questa analisi sarà poi quello di sviluppare delle strategie e delle soluzioni utili al rientro a casa del paziente.

Riferimenti bibliografici:

 

Dott.ssa Emma Lapi – Logopedista

Ambulatori c/o:

Associazione Professionale Il Rocchetto Borgo S. Lorenzo (FI) e Misericordia del Galluzzo (FI)

Mail emma.lapi26@gmail.com

Sito web http://emmalapi.wix.com/logopedia

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