Lettura amara
di Roberta Scotto Galletta, logopedista.
Ottenni, novenni, quindicenni. Io sono logopedista e leggo da quando avevo tre anni.
L’ottenne che ho davanti non ci crede: fino a ieri era bravo e nessun problema. Il novenne che m’arriva con il capo chino non capisce il perchè si debba per forza leggere per imparare. Il quindicenne vanta una lunga lista di insegnanti pietose.
L’ottenne mi confida che l’asilo era bellissimo e i problemi sono iniziati con le lettere che ballavano, si giravano e che proprio non riusciva a ricordare bene. Il novenne ha imparato a memoria le parole ma sono troppe e non puo’ farlo con tutte. Si dispera. Mi dice che era bravo, era preciso, era la gioia della maestra. Poi tutti a leggere spediti, anche qual caprone dell’ultimo banco che si bava sempre, e lui no. Il quindicenne si chiede perchè alla scuola elementare era solo “un po’ ciucciarello ma alla fine tutto bene”. Alle medie “uno che s’impegna poco”. Alle superiori uno che ha il DSA. Ma cosa significa essere DSA, chiede spesso maturo, io ho letto sempre con fatica, l’italiano è stato sempre difficile per me.
Adesso devo venire a sapere che tutto quello con cui ho vissuto in questi anni si chiama DSA (Disturbo Specifico di Apprendimento)? Perchè i dannati “strumenti compensativi” non me li hanno dati prima?
L’ottenne si chiede se sarà possibile usare l’IPad a scuola. La maestra non ci crede, dice che è piccolo, è poco attento, poco tutto. Era bravo ma è il tempo delle favole. Adesso è diverso. Abbiamo una diagnosi del neuropsichiatra della ASL. Il bambino ha solo bisogno di crescere, dice una maestra. Il bambino ha una diagnosi, obiettivi minimi? Negli incontri a scuola è sempre un problema: maestre che sanno troppo, che sanno poco, quelle che è tutta una moda, facciamo questo PDP (Piano Didattico Personalizzato) e mettiamoci una pietra sopra.
Il novenne ha la sindrome del primo della classe e si impegna moltissimo per esserlo. Quando si stanca diventa nervoso, irritabile e si rifiuta di usare gli strumenti compensativi perchè nessuno li usa. Il novenne è nervoso, la mamma in ansia, si respira una brutta aria. Abbiamo bisogno di una mano specialistica, uno psicologo per sbrogliare tutti questi stati d’animo tesi. No, signora, non è pazzia. Lo psicologo non lavora solo con i matti e i depressi come si dice. E’ un valido aiuto. La signora e suo marito sono titubanti. Quando si nominano gli psicologi c’è sempre titubanza.
Il quindicenne impara ad usare gli strumenti compensativi, si chiede se un domani potrà diventare come era prima delle carte, delle visite, dei PDP, dei professori che si stufano a fare il compito differenziato, nei modi, con le risposte multiple.
Essere DSA, dislessico, chiamalo come ti pare, non significa essere stupidi ma solo avere un modo diverso d’imparare. Tanto tempo fa venivano corretti i mancini, adesso nessuno si sognerebbe di farlo. Si chiama neurodiversità, un diverso assetto funzionale del cervello. Un giorno la scuola cambierà e avrà modi per insegnare adatti a tutti i cervelli. Il quandicenne mi chiede quando. Rispondo che lui avrà nipoti e capelli bianchi e io sarò morta da un pezzo. Ridiamo. Credi che potrò laurearmi, fa fragile. Ho letto molto sul DSA e non c’è scritto da nessuna parte che tu non possa farlo. Sei sicura, fa lui. Leggo dall’età di tre anni, penso che tu ti possa fidare. Fa un sorriso furbetto:
“Siamo sicuri che capisci?”
Nota: il PDP è il Piano dattico Personalizzato che la scuola compone per gli studenti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) in cui ci sono tutte le misure compensative e dispensative attuate con l’alunno e il “Patto educativo” dove il genitore comunica alla scuola come sta seguendo il cammino del figlio. Per la dislessia e i DSA demando a una buona navigata sul sito dell’Associazione Italiana Dislessia, presente in tutta Italia e promotrice di tante attività. Sono loro che si sono battuti in parlamento per la legge che tutela il DSA e dettano le linee guida in merito.
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Roberta Scotto Galletta, lettrice incallita, lavora come logopedista dal 1998 e si occupa di voce, terapia miofunzionale e DSA. Gestisce uno sportello informativo AID presso l’Istituto Superiore “Caracciolo” di Procida, dove vive e lavora.
Ha un blog sul DSA che non scrive da un po’ ma ha molti cultori: Lo fa anche Baricco.
Puoi fare due chiacchiere con me attraverso la mail: robiscotto@yahoo.it.