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Domanda del mese: come posso valutare se il trattamento riabilitativo che sta facendo mio figlio è efficace?

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Ecco la domanda di una mamma che chiede su quali elementi basarsi per capire se il trattamento logopedico a cui è sottoposto il figlio è adeguato oppure no.
Certo non è semplice rispondere e non è possibile entrare nel merito dei singoli piani di trattamento, ma ci possonbo essere alcune osservazioni generali utili da conoscere per evitare inutili ansie.
“Buongiorno, sono la mamma di una bimba di 4 anni in terapia logopedica già da tre mesi prima di compiere 3 anni. La mia bimba segue le terapie presso un centro e dopo aver avuto per più di un anno la stessa logopedista di recente ha dovuto cambiarla. Negli ultimi mesi si sono succedute 2 logopediste, con la seconda siamo alla quarta seduta.

Il problema che vorrei porle è il seguente: come possiamo noi genitori valutare la prestazione eseguita da questi terapisti? Non potendo essere presenti durante la seduta la nostra valutazione si basa sulla percezione a livello umano e personale ed in parte sui progressi fatti dalla bambina, progressi che però hanno un andamento altalenante ed a volte avvengono in maniera evidente anche nei periodi in cui il trattamento è sospeso, come durante le festività o le vacanze estive.
Vorremmo essere certi che nostra figlia riceva il meglio che possiamo offrirle.
Grazie se vorrà rispondermi, saluti”
Mamma Logopedista:
Buongiorno e benvenuta.

La sua domanda anticipa un articolo che ho in mente di scrivere da diverso tempo, perciò la ringrazio, mi da’ il modo di incominciare a parlarne in modo ragionato.
Comincio con il dire che ci sono i pro e i contro un po’ in tutte le situazioni.
Partiamo dai recenti cambi di terapista: lavorando ormai da 15 anni con i bambini, posso dire che un cambio di riferimento per il bambino, di solito è più positivo che negativo per diversi motivi. Innanzitutto da’ la possibilità di lavorare in modo più elastico, cambiare l’approccio rende anche meno noioso il lavoro che deve svolgere il bambino, vivacizza e si evita che in certi momenti si vada incontro a un po’ di stasi e ripetitività, cosa che può succedere quando si lavora insieme bambino-terapista per tanto tempo (diciamo oltre i 6-8 mesi). Anche noi terapisti siamo umani e può capitare che si fatichi un po’ a variare le attività proposte. 
Queste considerazioni sono valide nel caso che il bambino non abbia problemi di natura emotivo-affettiva che possano in qualche modo rendere insopportabile un cambiamento della figura di riferimento.
Detto questo immagino che il susseguirsi di due terapiste in tempi brevi dipenda da un momentaneo problema organizzativo, anche questo purtroppo capita.
Passando a considerazioni invece sulla qualità del trattamento proposto, ci sono diverse cose da tenere presente.
  • Esame del linguaggio: prima di iniziare un trattamento sul linguaggio è necessario fare un accurato esame e condividere i risultati con i genitori che devono essere informati su quale sarà il contenuto del trattamento.
  • Piano di trattamento:  dovrebbe contenere i principali obiettivi che si pensa di poter raggiungere con il bambino. Non può essere certo preciso, trattandosi di bambini ognuno con i propri tempi, ma un elenco di alcuni target (possono essere linguistici-attentivi …).
  • Trattamento: dovrebbe avere una cadenza fissa di almeno 2/3 volte alla settimana, può variare in base all’età e al tipo di disturbo. E’ vero che molto spesso si sceglie di tenere i bambini soli in seduta perché lavorano così più liberamente e sentono meno l’aspettativa del genitore. Credo anche che sia meno ansiogeno per il genitore che quando è in seduta col proprio bambino si aspetta che faccia bene. Detto questo, però, credo che sia davvero importante che almeno ogni tanto si mostri al genitore ciò su cui si sta lavorando anche allo scopo di mostrare come riprendere il lavoro a casa. Sì perché il lavoro, pochi minuti al giorno, va ripreso anche a domicilio per produrre un effetto più rapido e generalizzato. Il tipo di lavoro che si demanda a casa varia in base alle caratteristiche del genitore stesso, genitori molti ansiosi saranno meno caricati di incombenze o comunque in modo più graduale.
  • Verifica del trattamento: la verifica del trattamento andrebbe fatta almeno ogni 6 mesi (io per esempio la faccio ogni 4) per vedere se i risultati sono quelli che ci aspettavamo e rivedere, di conseguenza, il piano di trattamento. Questo si fa attraverso un nuovo esame del linguaggio, che certo vi costerà di più in termini economici se siete seguiti in un centro privato, ma garantisce una costante verifica dei progressi. Naturalmente anche queste verifiche in itinere devono essere condivise con la famiglia.
  • Miglioramenti del bambino: questione molto delicata. I miglioramenti oggettivi linguistici, cioè misurabili, vanno registrati con un esame del linguaggio da parte del terapista. Esiste poi anche un miglioramento generale, cioè non strettamente connesso alla qualità del linguaggio, che certamente i famigliari rilevano in modo più attento di noi. Il miglioramento infatti può essere nella modalità con cui il bambino usa il proprio linguaggio; per esempio, se il bambino si abitua a guardare di più negli occhi e a parlare in modo un po’ più lento, questo lo rende più comprensibile agli altri, anche se magari i suoni li dice esattamente come prima. Per questo il coinvolgimento della famiglia è così importante, perché può agire anche sugli aspetti non propriamente linguistici ed attuare molte strategie facilitanti e di promozione del linguaggio.
  • Periodi di pausa-ferie: spesso accade che il genitore vada in ansia se si sospende un po’ il trattamento. In  realtà il bambino sottoposto a riabilitazione viene “riempito” di tante nuove informazioni che spesso non emergono nell’immediato, ma anche 2 mesi dopo … questo perché il sistema linguistico ha bisogno di tempo per immagazzinare le cose nuove e farle sue. Ciò spiega anche perché i miglioramenti spesso avvengono nei momenti in cui non si fa trattamento: natale o estate. Quando il bambino è a riposo e non con i ritmi frenetici del periodo di scuola, spesso accade che compaiano nuove competenze.

Ho affrontato tutto in termini generali che esulano dalla preparazione del singolo professionista, naturalmente una cosa fondamentale è avere fiducia del terapista, comunicare ed esprimere sempre i propri dubbi, anche se vi sembrano banali; siamo qui per voi e per i vostri bambini.

Spero che vi riconosciate in quanto scritto e ogni testimonianza è ben accetta per approfondire un così delicato argomento. Voi cosa ne pensate?

 

8 commenti

  • emanuela

    Condivido in pieno l’appensione di questa mamma. Noi ora, dopo anni di trattamento, siamo in una fase in cui ‘proviamo a farlo andare con le sue gambe’ (sono le parole della neuropsichiatra). Inutile dire che questa cosa ci sta mettendo ansia, però vogliamo dare fiducia a nostro figlio.
    Speriamo bene

  • Laura

    Da novembre 2011 abbiamo cambiato 2 centri e 3 logopediste, nessuno fa queste cose, sedute bi-settimanali tranne agosto e 2 settimane a Natale, io francamente non vedo mai la fine! Bambino di 6 anni diagnosi a 3 di ritardo di linguaggio e a 4 e 1\2 di disprassia. Cosa ne pensate?

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      Ella

      Ciao Laura, non posso esprimere un giudizio sul trattamento che sta facendo tuo figlio perché ogni disturbo del linguaggio è un caso a sé. Posso dirti che se non sei convinta è bene parlarne con i professionisti stessi che vi seguono, a volte mettersi a quattr’occhi risolve le incomprensioni. In bocca al lupo

  • Adriana

    Ciao Eleonora, come ben sai anche nostra figlia di 8 anni segue un trattamento di logopedia da 1 anno. Il suo problema riguarda la posizione della lingua nel parlare e nel deglutire (deglutizione atipica)… in contemporanea segue un trattamento dentistico (da qualceh mese ha un apparecchio). Al inzio erano prevviste 10 sedute (cioè, circa due mesi)… sono passati più di 8 e stiamo ancora lì!!!(seduta una volta a settimana, tranne le pause per le vacanze, ovviamente). La bambina ha migliorato notevolmente… quando è consapevole parla perfettamene, ma nel quotidiano, quando è distratta, la lingua la mette in modo sbagliato. La logopedista dice di continuare gli esercizi a casa, che quando sta in seduta parla correttamente… ma da lì a che questa cosa diventi un suo modo “naturale e inconsapevole” di parlare e mettere la lingua quanto tempo passa?, quanto ci vuole?. Mi sembra che ci sia un po’ un rilassamento, forse per stanchezza, sia della bambina sia di noi genitori… cosa mi consigli?. Un caro saluto, Adriana.

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      Ella

      Ciao Adriana, non avevo capito che la tua bimba seguisse un percorso logopedico, ero ferma al frenulo … Diciamo che nel vostro caso a complicare le cose è probabilmente il fatto che le correzioni della pronuncia sono arrivate tardi, cioè quando lei aveva già strutturato in modo stabile il suo parlato. Cambiare totalmente non è semplice e più il bambino cresce, più difficile è. Questo credo spieghi come mai se ci pensa riesce bene, ma poi nel quotidiano riemerga il “suo modo”. Non posso che consigliarti allenamento, allenamento, allenamento, a meno che il linguaggio che ha ora non sia accettabile per voi.

  • Martina

    Ciao Eleonora sono Martina Desiderio . Io sono Logopedista ! Io lavoro da 6 anni sia privatamente che presso un centro di riabilitazione convenzionato con la ASL. Questa tua domanda oggi cade a pennello riguardo ciò che spesso mi accade quando , sicuramente i miglioramenti in un disturbo di linguaggio importanti sono evidenti a livello grossolano, ma molte volte quando cerco di spingermi ” oltre”, far capire ad un genitore che la qualità inadeguata del linguaggio del proprio bambino può dipendere anche da altri fattori ( disprassia verbale per esempio),diventa tutto più difficile e sembra che il trattamento fatto fin ora non sia servito a nulla. Capisco la preoccupazione del genitore, ma ritengo sia doveroso considera ogni progresso ma anche le effettive difficoltà del bambino, no?

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