Il codice intimo del contatto: il linguaggio del neonato e la relazione di attaccamento
di Daniela Clemente, logopedista ed insegnante di massaggio infantile A.I.M.I.
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In questo articolo parliamo di un ambito molto importante e spesso sottovalutato ovvero la sfera comunicativa tra genitori e neonati in una fase della vita dei piccoli in cui le parole ancora non sono parte del “linguaggio”.
Il bambino viene al mondo con l’intenzione precisa di entrare in relazione con chi si prende cura di lui e lo riesce a comunicare molto bene anche senza l’uso delle parole: il piccolo, attraverso i suoi segnali, quali il pianto, il sorriso, la mimica facciale, cerca di coinvolgere la madre o l’adulto che si prende cura di lui.
Quando osserviamo un neonato vediamo che vi è un intenso fluire di scambi comunicativi con la madre o il padre, costituiti da sguardi, carezze, movimenti del corpo, lunghe frasi silenziose che hanno lo scopo di creare un legame ed un contatto profondo tra loro.
Il senso del tatto è il primo a svilupparsi nell’embrione umano: il bisogno di contatto fisico e di stimolazione è una necessità primaria dell’uomo che rimane costante per tutta la sua vita. Attraverso l’esperienza del contatto, il bambino acquista la percezione di sé: scopre di avere un corpo perché la madre o il padre lo tocca e ne percorre i confini.
In generale, il linguaggio non verbale si basa soprattutto sugli atteggiamenti del corpo e sul senso del tatto. Quest’ultimo, che gli adulti spesso sottovalutano, è il senso più importante per il bambino piccolo: il tatto è lo strumento con cui il bambino percepisce, comprende e rielabora i segnali comunicativi provenienti dall’esterno ed è uno dei canali principali con cui i più piccoli comunicano.
Il contatto fisico è il linguaggio che usiamo istintivamente per esprimere i nostri sentimenti, per far sentire agli altri che li amiamo e li apprezziamo.
Per questo, è molto importante che i genitori, fin dalla nascita, stabiliscano una sorta di codice non verbale privato e personale per comunicare con i propri figli: per farlo non esistono ricette uguali per tutti, ma ogni famiglia deve trovare le proprie chiavi interpretative dei segnali del bambino.
Sappiamo dai vari studiosi che i processi di attaccamento, e in particolare la relazione madre-bambino, avvengono già subito dopo la nascita. Kennel e Klaus in un loro famosissimo lavoro “Parent-Infant Bonding” (1982) descivono il processo di attaccamento denominato “Bonding”, termine coniato per definire quel legame speciale e indissolubile che unisce madre e figlio/padre e figlio per sempre.
Kennel e Klaus definirono il bonding come un “periodo sensibile” che può costituire un momento meraviglioso per favorire la conoscenza reciproca genitori/bambino.
Questa prima relazione di attaccamento ha una grande importanza per il bambino perché diventa il modello più significativo per tutti i futuri rapporti nella sua vita. Il modo in cui ognuno di noi impara a stabilire le relazioni con gli altri ha qui le sue radici: durante la prima esperienza di rapporto con la madre o con chiunque si prenda cura di noi in quei primi giorni di vita.
Il bonding quindi è un’esperienza fisica, emozionale, ormonale e relazionale nella triade genitori/figlio, un percorso articolato e complesso che inizia nel periodo pre-natale, si consolida alla nascita e continua per il primo anno di vita.
Ecco perché può essere un’ottima occasione entrare in contatto con il proprio bambino attraverso il massaggio infantile, un modo speciale di stare col proprio bambino, dove il contatto pelle a pelle è il mezzo privilegiato con cui i genitori trasmettono al bambino amore, affetto, ascolto e rispetto.
Il massaggio ha una tradizione antichissima in molte culture ed oggi questa tradizione si sta diffondendo grazie alla International Association of Infant Massage fondata dall’americana Vimala Mc Clure che dagli anni ’70 propone il massaggio come attività piacevole e rilassante per costruire la giusta comunicazione e conoscenza tra genitori e bambino.
Il massaggio infantile è un modo speciale di stare con il proprio figlio, è una meravigliosa opportunità di comunicazione e interazione, che rafforza il senso di attaccamento che lega genitore e figlio con un vincolo profondo e duraturo.
Il tempo del massaggio è un tempo esclusivo, tutto per il genitore e il bambino, un’occasione unica per stabilire una comunicazione profonda e una profonda empatia. E’ il tempo in cui, lasciando da parte tutto il resto, si riesce a mettersi davvero “in ascolto”, si impara a cogliere i segnali del bambino e attraverso il tocco, i gesti, gli sguardi, la voce possiamo mostrargli che siamo attenti ai suoi bisogni e disponibili ad accoglierli. Il massaggio è un tocco che nutre di amore, di ascolto, di rispetto, perché è fatto di pazienza, disponibilità, dedizione.
Ancora prima che il bimbo possa cogliere il significato delle parole, sentirà di essere ascoltato e compreso, amato e rispettato e costruirà giorno per giorno la consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie capacità comunicative, imparerà a riconoscere le proprie emozioni, attraverso lo scambio e l’interazione col genitore.
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Daniela Clemente – Logopedista ed Insegnante di massaggio infantile A.I.M.I.
Lavoro dal 1997 come libera professionista soprattutto in patologie relative ai disturbi dello spetto autistico, turbe della deglutizione, disturbi di apprendimento, disturbi comunicativi complessi in età evolutiva anche nella fascia 0-3 anni; nell’adulto tratto frequentemente disturbi della comunicazione secondari a ictus, trauma cranico e disturbi della deglutizione.
E-mail: daniela.clemente.firenze@gmail.com
Sito web: http://danielaclemente.jimdo.com