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Il mio bimbo ancora non parla, ma urla spesso per attirare la mia attenzione: come mi devo comportare?
Questa è una domanda ricorrente dei genitori di bambini piccoli che non parlano o non parlano poco: “Il mio bambino non parla, ma urla molto, come per attirare l’attenzione, io gli dico che non serve, di non urlare, ma lui continua e noi non ne possiamo più!” In effetti è vero, questa è una modalità comunicativa che sarebbe meglio disincentivare fin da subito perché rischia di radicarsi e portare il bambino a comportarsi in questo modo anche fuori da cosa. Il problema è che non basta dirgli “non fare così”, “ti ascolto”, “non sono sordo” … spesso quando un bambino urla per richiamare l’attenzione, in quel momento non è sintonizzato…
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Giocare non è uno scherzo: prerequisiti alla comunicazione e all’apprendimento.
Nel mio lavoro di logopedista incontro molti bambini e la varietà di caratteri e personalità è infinita; chi più o meno attento, chi più o meno vivace, sorridente, riservato … in ogni caso, ciascuno a modo proprio, affronta la valutazione del linguaggio e i test proposti con tutte le risorse che ha. Spesso i genitori che si rivolgono al logopedista focalizzano le loro preoccupazioni sul sintomo disturbo di linguaggio (che sia esso assente, ipoevoluto o distorto), ma approfondendo “saltano fuori” anche altre preoccupazioni: non sta mai fermo, non ascolta, è distratto, piange per niente … ecco qui è il punto.
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Le prime relazioni del bambino di Lynne Murray: un libro per conoscere meglio i nostri bimbi
Il libro “Le prime relazioni del bambino – dalla nascita a due anni, i legami fondamentali per lo sviluppo” di Lynne Murray è un libro che parla ai genitori. E’ già da un po’ di tempo che scrivo testi dedicati ai genitori sullo sviluppo del linguaggio, sul benessere comunicativo e su come orientarsi quando un bambino è molto piccolo. L’esigenza nasce oltre che da una mia personale passione per i bambini piccoli e per il concetto di prevenzione, anche dal fatto che in questo ambito c’è poca letteratura indirizzata ai genitori che vogliano approfondire le proprie conoscenze.
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Il codice intimo del contatto: il linguaggio del neonato e la relazione di attaccamento
di Daniela Clemente, logopedista ed insegnante di massaggio infantile A.I.M.I. *** In questo articolo parliamo di un ambito molto importante e spesso sottovalutato ovvero la sfera comunicativa tra genitori e neonati in una fase della vita dei piccoli in cui le parole ancora non sono parte del “linguaggio”. Il bambino viene al mondo con l’intenzione precisa di entrare in relazione con chi si prende cura di lui e lo riesce a comunicare molto bene anche senza l’uso delle parole: il piccolo, attraverso i suoi segnali, quali il pianto, il sorriso, la mimica facciale, cerca di coinvolgere la madre o l’adulto che si prende cura di lui.
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La Comunicazione Aumentativa più che Alternativa
di Ilaria Fassetti. logopedista Molti logopedisti sono scettici sull’uso della CAA, lo ero anch’io! Il mio consiglio è sempre quello di approfondire prima i principi e i fondamenti di ogni metodo ed approccio, perché la validità di ogni strumento dipende soprattutto dall’uso che se ne fa. “La Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) rappresenta un’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di persone con bisogni comunicativi complessi.” (Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa-Lombardia)
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UN TABLET: LA MIA VOCE.
di Dalila Randisi, logopedista La tecnologia è, ormai, entrata a far parte della vita quotidiana di molti di noi. Ebbene quello che per i normo-tipici è uno strumento di lavoro, di svago e più in generale di usi svariati ha un grande, imponente potenziale intrinseco. Di fatto, il tablet può essere un ausilio, e nello specifico un ausilio alla comunicazione. Ciò è possibile grazie a diverse App e Software che danno una voce a chi ha un deficit comunicativo. Il tablet come ausilio comunicativo fa parte dell’ampia materia della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Con tale termine si suole identificare una serie di strategie, strumenti, modalità aumentative e alternative al…
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Perché hai scelto il lavoro di logopedista?
www.open-minds.it di Angela Ciardullo, Logopedista Ecco qua. Bella domanda… chissà quante volte nel corso della vostra carriera, cari/e colleghi/e ve lo siete sentiti chiedere e, d’altra parte, chissà quante volte voi, cari genitori e familiari avete sentito l’impulso di fare questa domanda ( e magari poi l’avete anche fatta…perchè no?) alla logopedista che sta insegnando la “S” al vostro bambino, piuttosto che a quel logopedista che sta rieducando vostro padre a mangiare e bere dopo un brutto ictus che vi ha messo tanta paura addosso, tanta paura da non riuscire più nemmeno a fare quello che prima facevate con tanta normalità: versargli un po’ d’acqua se aveva sete.
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Gli effetti positivi di un intervento precoce sul linguaggio
di Rachele Chiaravalli, logopedista A me piace dire che non “faccio” la Logopedista ma che “sono” una Logopedista …questo per far capire quanto il mio lavoro faccia parte di me ormai da anni, diciamo che non riuscirei a fare altro. In questo percorso ho affrontato molte sfide ed una delle più riuscite è quella che vi voglio raccontare, un’esperienza che nel mio percorso lavorativo mi ha molto arricchita. Sempre intenta a cercare nuovi modi per lavorare e tenendo come obiettivo primo la prevenzione dei disturbi del linguaggio, insieme al team con cui collaboravo qualche tempo fa in un’Associazione che si occupa principalmente di persone con Sindrome di Down, abbiamo proposto un progetto…
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Diario del Linguaggio: finalmente sul blog
Il suggerimento di tenere un Diario del Linguaggio dove registrare i traguardi raggiunti dai propri piccoli, è piaciuto moltissimo alle tante mamme che mi scrivono per qualche consiglio. E’ bello farlo anche quando non c’è una preoccupazione, ma solo per il piacere di avere un domani un bel ricordo dei primi mesi di vita del proprio bimbo. Ricordarsi il primo sorriso, magari corredato da una bella foto, la prima produzione sonora (che non fosse un ruttino, tanto per capirci), le prime lallazioni e via fino alle prime parole e i primi gesti.
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Incomprensioni linguistiche: il duro passaggio alla scuola media
In famiglia si parla da un po’ del passaggio alla scuola media di Valentina. Il fermento è decisamente aumentato in questi giorni con visita alla struttura scolastica che la accoglierà e con l’apertura delle iscrizioni online. Le domande alla bambina aumentano, un po’ per prepararla, un per capire se qualcosa la preoccupa: “Quando andrai alla scuola media ti piacerebbe andare nella sede nuova o ti piace di più quella vecchia?”, “Le tue amiche sono contente di andare alla scuola media? e tu?”, “Vuoi andare con l’Happy bus?”, “Quando sarai alla scuola media dobbiamo decidere se ti serve un cellulare, ma secondo noi no (approfondiremo prossimamente)”. Anche a cena se ne…