Disturbo di apprendimento,  Linguaggio

Come nasce un Patto Logopedico?

di Giovanna dal Ben, logopedista

Ogni persona è diversa da un’altra, poiché possiede un proprio bagaglio di idee, pensieri.

Quindi anche tutti gli utenti con cui un terapista, qui nello specifico un logopedista, entra in contatto sono differenti e la relazione che si crea con ognuno di loro è unica.

Nel caso di bambini e ragazzi, la relazione logopedica riguarda il bambino o il ragazzo, la sua famiglia (mamma, papà, nonni), la logopedista, le sue insegnanti ed ovviamente anche le altre figure professionali con cui l’utente si relaziona, ad esempio il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il terapista occupazionale, lo psicomotricista e il fisioterapista.

 

Le variabili che determinano l’eliminazione o la riduzione di un problema (ad esempio di linguaggio o apprendimento) in seguito a un percorso logopedico sono moltissime, ne cito alcune:

  • Il tipo e il grado di disturbo o difficoltà;
  • La precocità della presa in carico;
  • La continuità nello svolgere le attività proposte anche a casa;
  • La collaborazione e il supporto delle insegnanti;
  • La consapevolezza delle difficoltà sia da parte del soggetto che della sua famiglia;
  • La compliance (collaborazione) che si crea con il logopedista.

La consapevolezza è un elemento cardine ed influenza molto la buona riuscita di un trattamento. La consapevolezza non si può inculcare, corrisponde ad una presa di coscienza intima e ponderata dei propri punti di forza e debolezza rispetto a una determinata performance.

La consapevolezza nasce anche da una corretta informazione. E quindi, il logopedista cosa può fare per stimolare una sana consapevolezza?

Ad esempio ad un bambino o un ragazzino dislessico (disturbo della lettura, incluso tra i disturbi dell’apprendimento DSA) e alla sua famiglia è importante spiegare che intraprendendo un percorso logopedico per migliorare le capacità di lettura, l’obiettivo della terapia non è in primis incrementare i voti delle verifiche scolastiche, ma migliorare la lettura considerando l’importanza che riveste nella vita quotidiana indipendentemente dall’età.

Provate a pensare come sarebbe diversa la vostra vita se non foste capaci o aveste bisogno di più tempo per comprendere e/o leggere a voce alta un SMS, un articolo di giornale, un romanzo, un libro scolastico, un menù al ristorante, una trama di un film, un bugiardino, delle istruzioni d’uso di un elettrodomestico e così via.

La spiegazione del problema e delle ripercussioni che potrebbe avere ora e nel futuro rappresenta un aspetto fondamentale da affrontare, al fine rendere consapevole l’utente e la sua famiglia. Un utente consapevole è più motivato nel svolgere la terapia in ambulatorio e continuare le attività proposte anche a casa.

Anche se il bambino è piccolo, prima di iniziare un percorso logopedico è importante assicurarsi che lui e la sua famiglia siano interessati e motivati.

Ecco qui un semplice esempio per verificare la consapevolezza di un bambino con difficoltà di lettura.

 

Se le risposte sono negative è necessario approfondire ulteriormente il quadro, invece se risultano positive viene sancito un Patto Logopedico, cioè un accordo tra il logopedista e il bambino o il ragazzo ad intraprendere un percorso logopedico insieme. Tale Patto rappresenta la base di un buon trattamento.

***

Giovanna Dal Ben, logopedista

Lavoro presso il Poliambulatorio LIFE Medical & Dental SPA a Oderzo (Tv) e il Centro Salus Poliambulatorio Spec., Medicina Fisica e Riabilitazione a San Polo di Piave (Tv), occupandomi dell’età evolutiva e adulta.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *