Allunghiamo la frase!
di Jenny Rio, Logopedista
GUARDA L’ORSO!
esclama il bambino mentre sfoglia il libro, fermandosi all’immagine che vedete qui sopra. Spontaneamente usa una frase molto semplice per attirare la nostra attenzione: combina il verbo guardare con il suo argomento, l’orso.
Da brave logopediste (!), notiamo subito che l’argomento è formato da un nome – orso – preceduto dal suo articolo – l’-.
Ci balena a questo punto in mente la struttura della frase, con l’argomento racchiuso fra parentesi per indicare come nome ed articolo siano strettamente legati, così:
GUARDA [L’ORSO]
1.
Decidiamo di stare al gioco e rispondiamo all’invito del nostro bimbo. Lo facciamo però usando una frase leggermente più lunga della sua e aggiungiamo un’informazione: SÌ, GUARDA L’ORSO BRUNO!
Giocosamente, quello che abbiamo fatto è confermare al bimbo il nostro interesse ripetendogli quello che ci ha detto e iniziando un’interazione con lui. Tecnicamente, abbiamo creato una frase ampliata, affiancando al nome un aggettivo. La struttura è:
GUARDA [L’ORSO BRUNO]
Il complemento diretto del verbo guardare consiste in un nome – sottolineato – a cui ora è legato un aggettivo. La strategia di affiancare aggettivi ai nomi all’interno delle frasi ci viene naturale da quando abbiamo 3 anni, se non di meno.
Ai bambini con difficoltà di linguaggio invece no: questi bambini restano a lungo ancorati all’uso di frasi minime, in cui gli elementi “extra”, come gli aggettivi, rimangono fuori. Nostro compito è stimolare in modo specifico queste strutture: gli aggettivi affiancati ai nomi sono facoltativi dal punto di vista strettamente sintattico ma sono più che necessari per una comunicazione efficace!
GIOCO
Organizziamo un gioco divertente con questi animaletti di gomma che si distinguono per colore e grandezza.
Li mettiamo sul tavolo insieme ad una scatola con un buco in cui possiamo farli scomparire.
Ci alterniamo con il nostro compagno di giochi usando a turno la frase NASCONDI IL …, specificando quale animale deve essere messo nella scatola dal nostro avversario: possiamo scegliere di giocare con i colori o le grandezze (grande/piccolo). Automaticamente si formeranno delle frasette della struttura voluta, con il verbo seguito dal gruppo [nome + aggettivo], come ad esempio Nascondi [il cavallo grande] o Nascondi [la papera gialla].
Possiamo anche usare due aggettivi, dato che il materiale lo permette: Nascondi [il coniglio grande blu].
2.
Il divertimento, però, non finisce qui! Il “gruppo del nome”, infatti, si può ulteriormente ampliare. Ritorniamo all’immagine di copertina:
GUARDA [L’ORSO BRUNO CON GLI ARTIGLI]
In questa nuova esclamazione il nome è affiancato oltre che da articolo e aggettivo anche da un complemento introdotto da preposizione: con gli artigli.
Questa aggiunta ci specifica un’ulteriore caratteristica dell’orso. A scuola lo avremmo forse chiamato con il termine ormai un po’ vetusto “complemento di qualità”.
Qui sottolineiamo piuttosto che si tratta di un elemento facoltativo che attacchiamo al nome. Rientra in quel gruppo di parole che abbiamo messo fra parentesi, l’altisonante [sintagma nominale] dei linguisti. Anche questa struttura può non emergere spontaneamente nei bambini con difficoltà sintattiche e va stimolata.
DUE GIOCHI
Un gioco semplice ma efficace si può fare formando un gruppetto di tre o più persone. Si distribuiscono gli animali in modo che ognuno abbia una serie completa disposta sul tavolo davanti a sé (maiale + cavallo + coniglio + pecora + papera + mucca):
Poi ci si alterna a richiedere un animale dagli altri partecipanti usando la frase VOGLIO IL/LA … e specificando il “proprietario” dell’animale desiderato. La terapista modella la frase per prima e il bambino viene poi incoraggiato ad usarla quando tocca a lui. Voglio [il maiale del papà], se partecipa il papà. Voglio [la pecora della Jenny], se partecipa la sottoscritta, e così via. Ecco la struttura: verbo + [nome + complemento].
Un secondo gioco sfrutta le figurine di “Indovina chi”.
Prendiamo una tavola del gioco e ci alterniamo ad abbassare i personaggi uno ad uno seguendo la richiesta verbale del nostro avversario. Diciamo: Abbassa [l’uomo con i baffi] oppure Abbassa [la donna senza il cappello] … La struttura è proprio quella che vogliamo stimolare: verbo + [nome + complemento].
Se il bambino tende ad omettere il verbo, lo “obblighiamo” a fare una scelta fra due azioni, ad esempio Abbassa e Tocca, per assicurarci che lo includa in tutti i suoi enunciati. Potrà dire Abbassa [l’uomo con i baffi] oppure Tocca [l’uomo con i baffi].
Esercitiamo così il bambino ad utilizzare queste costruzioni frasali con l’idea che vengano in seguito generalizzate nel linguaggio spontaneo.
Durante l’acquisizione del linguaggio, i bambini tendono ad ampliare prima il nome che si trova dopo in verbo, in posizione di oggetto, e solo in un secondo momento il soggetto. Quindi, considerando la progressione della terapia, prima interveniamo sugli oggetti, ampliandoli come illustrato nei paragrafi 1 e 2. In un secondo momento, seguendo l’ordine di acquisizione, ci dedichiamo ad arricchire i soggetti come in [L’ORSO BRUNO CON GLI ARTIGLI] DORME.
CONCLUSIONI
La possibilità di ampliare le frasi è tipica del linguaggio umano e senza rendercene conto la usiamo spontaneamente con lo scopo di condensare tante informazioni ed evitare inutili ripetizioni. Torniamo per l’ultima volta dal nostro orso, sperando, per la nostra incolumità, che sia ancora ben addormentato:
GUARDA [L’ORSO BRUNO CON GLI ARTIGLI]
Le regole sintattiche ci permettono di usare questa frase piuttosto che dire:
GUARDA L’ORSO
L’ORSO È BRUNO
L’ORSO HA GLI ARTIGLI
Le descrizioni verbali che ascoltiamo dai bambini con difficoltà di linguaggio espressivo sono spesso di questo secondo tipo: una serie di frasi corte in successione.
Non è detto che le strutture ampliate siano completamente assenti dal loro repertorio, ma sicuramente sono utilizzate molto meno frequentemente rispetto ai bambini di pari età che non hanno particolari difficoltà linguistiche. Fornire ai bimbi le strategie combinatorie che abbiamo illustrato è quindi importante per garantire loro una comunicazione ricca ed efficace.
Arrivati a questo punto vi consiglio di darvela a gambe: il nostro orso, infastidito da tutte queste elucubrazioni sintattiche, si è svegliato e non sembra avere buone intenzioni!
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JennyRio – Logopedista – jennyrio@pianetaluca.com – www.piccolefrasi.com
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