I TERRIBILI 2? VALE ANCHE PER IL LINGUAGGIO!
I due anni sono citati spesso come “età terribile”. Devo dire che come mamma non mi sono mai ritrovata con le mie bambine in questa “tappa fisiologica” se non in modo molto sfumato.
Al contrario la trovo un’età spassosa, dove i bambini, ormai molto competenti, fanno e dicono cose buffe che nascondono una grande maturazione cognitiva, emotiva e delle abilità sociali.
Tuttavia è vero che molti bimbi vogliono affermarsi in modo un po’ forte e danno filo da torcere.
Rispetto al linguaggio trovo che sia molto calzante definirla un’età critica; infatti a 24 mesi esiste davvero una grandissima variabilità nel linguaggio dei bambini potendo spaziare da quelli che dicono poche parole a quelli che parlano come piccoli adulti.
Prendendo come riferimento un dato clinico a lungo studiato, possiamo trovare che nella fascia d’età compresa tra 24 e i 25 mesi si va da bambini che producono circa 150 parole e quelli che ne dicono circa 500 (dati PVB). Così stando le cose, capirete che probabilmente alcuni di loro diranno frasi meno complesse, mentre altri avranno un linguaggio molto più affermato a livello morfo-sintattico.
Il periodo che va dai 24 ai 36 mesi è quello in cui i genitori cominciano ad aspettarsi, non a torto, un livello linguistico più maturo: quando ciò non avviene e il loro bambino si dimostra un Parlatore Tardivo, vanno molto in ansia e spesso, purtroppo, non trovano risposte certe e rassicuranti dai professionisti. Perchè?
Prima di tutto perché la variabilità, come già detto, può essere enorme.
In secondo luogo un bambino che dimostri normali abilità cognitive e comunicative tende a non fare preoccupare anche se parla male o poco; questo fa sì che spesso i pediatri temporeggino fino ai 3 anni prima di consigliare un intervento attivo sul bambino. E’ vero, infatti che molti bambini che sono parlatori tardivi a 24 mesi, tendono a recuperare spontaneamente nel corso del secondo anno di vita: tuttavia una parte di essi resta indietro e necessiterà di un trattamento sul linguaggio da parte di un logopedista. Perché allora non fare una semplice valutazione del linguaggio per essere sicuri che tutto proceda bene?
Infatti proprio tra i 24 e 36 mesi, se le cose non filano liscio, i genitori iniziano a mettere in atto comportamenti poco spontanei con l’intento di stimolare il bambino a parlare di più o meglio con conseguenze a volte buone, ma altre volte molto controproducenti: i più diffusi sono chiedere di ripetere le parole in modo estenuante, non accontentare il bambino finché non pronuncia bene una parola o fare finta di non capirlo.
Un consulto anche generico con un logopedista potrebbe aiutare molto il genitore ad orientarsi sulle possibili corrette strategie da adottare per aiutare il bambino nel linguaggio, come il contatto oculare e un buon eloquio dell’adulto che gli parla.
Altri elementi che possono indurre preoccupazione nel genitore sono due: le fasi silenti che possono capitare quando il bambino si riorganizza per cominciare a produrre le prime frasette e la balbuzie fisiologica.
Insomma, in generale dai 18 mesi in poi mamma e papà si aspettano un buon linguaggio e forse qualche informazione in più sugli aspetti fisiologici di questi delicati mesi potrebbe ridurre le preoccupazioni e stimolare comportamenti costruttivi.
Ah! Dimenticavo: se potete non fate confronti.
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