Linguaggio,  Logopedia

Dai un occhio al mio bambino? Cosa chiedono le persone al logopedista

 

Nel periodo estivo mi sono presa una pausa dallo studio dove svolgo la mia attività di logopedista e ho lavorato prevalentemente a casa tra cartelle da finire e blog da sistemare, mail a cui rispondere.

Ci voleva!

In quei giorni, scorrendo le varie richieste delle famiglie, mi sono accorta come sia difficile per un genitore comprendere quanto sia specifico il nostro lavoro, e di come sia altamente specializzato. Nel mio caso (dato che mi occupo di bimbi piccolissimi) a questo è davvero necessario aggiungere un certo “saperci fare” mentre si parla con i genitori che possono non essere del tutto consapevoli della difficoltà del proprio bimbo.

Una frase/domanda “tipica” è “posso passare a fare due chiacchiere?” Oppure “ti porto il bambino così ci dai un occhio?”.

Naturalmente mi fa piacere la stima e la fiducia verso il mio lavoro, ma vorrei davvero specificare che “dare un occhio” è quanto di più lontano esista da un atto clinico (non solo naturalmente nel caso del linguaggio, ma anche per altri professionisti).

Le possibilità che ci troviamo di fronte quando un genitore ha bisogno di noi possono essere diverse, ma le principali sono il colloquio di consulenza in cui abitualmente preferisco incontrare solo il genitori in quanto è necessario capire lo sviluppo del bambino e la sua storia prima di oggi e anche i loro pensieri e pre-concetti (che possono essere molti) per poi decidere che tipo di percorso è utile intraprendere. Su questo ho scritto molto in questo articolo: Il counseling logopedico e bambini molto piccoli che non parlano. 

L’alternativa, nel caso si desideri invece avere un quadro preciso del livello di sviluppo linguistico del bambino è la valutazione delle abilità comunicative e linguistiche che è già possibile fare anche in età precoce (anche 18-20 mesi, talvolta prima) e che non necessariamente avrà come conseguenza un trattamento ri-abilitativo. Spesso, al contrario, si suggerisce un monitoraggio, per esempio ogni 3-4 mesi, per capire se il linguaggio si svilupperà in modo autonomo oppure no e in questo secondo caso, intervenire per tempo.

Tutto ciò che scrivo sul blog ha come obiettivo spiegare come non ci sia nulla da temere e che ogni approccio al bambino piccolo (ma anche per i grandi vale) è comunque delicato e ludico e pensato anche per far stare meglio i genitori che possono venire rassicurati sulle giuste modalità per stimolare il proprio bimbo e cosa sia meglio fare per sostenere il suo linguaggio.

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Bibliografia utile

Strategie utili al benessere comunicativo, Quaderni di Mamma Logopedista. Lo trovi QUI. Oppure puoi iscriverti alla Newsletter e ricevere gratuitamente l’anteprima, cliccando sull’immagine.

 

Il logopedista

2 commenti

  • Elena

    Buongiorno,

    Sono la mamma di una bambina di quasi 4 anni che ha, come immaginerà, problemi di pronuncia. È una bambina che è stata esposta sin da piccola a italiano (io), spagnolo (papà), Catalano (viviamo a Barcellona ed è la lingua co-ufficialea cui è esposta da piccola con amici e adesso alla scuola materna) e inglese. Mi dicono di non preoccuparmi che è normale che ci metta qualche attimo a pensare e costruire le frasi o pronunci alcune cose con difficoltà ma non so se stiamo procrastinando troppo. Come capire se c’è un problema del linguaggio con bambino multilingue? Ho assoluta fiducia nella sua maestra che da molti anni gestisce classi con bambini multilingue ma, come mamma, le sarei grata un consiglio professionale. Grazie mille!

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