Il disturbo del linguaggio non è una patologia. Ecco perché è importante la valutazione logopedica
La cosa più difficile da comprendere dei disturbi del linguaggio così detti specifici, è che non sono delle patologie. Cosa significa?
Significa, per esempio, che molti dei bambini che manifestano difficoltà espressive linguistiche, sono bambini che conservano un normale sviluppo in tutte le altre competenze: sono cioè bambini sani, che hanno avuto un normale sviluppo motorio, per esempio hanno camminato intorno all’anno o poco più. Sono bambini che si alimentano normalmente, che si relazionano e che sembrano comprendere bene le parole che vengono rivolte loro.
Anche lo sviluppo cognitivo è adeguato, sono bimbi che giocano e che sono interessati al mondo che li circonda.
A questo punto accade il malinteso.
Succede per esempio che i genitori si sentano dire che il proprio bambino è sanissimo, e che prima poi parlerà, il che è vero.
Può succedere di effettuare indagini specialistiche sugli aspetti di sviluppo cognitivo, motorio e che tutto risulti a posto, resta “solo” che non parla (o parla poco o parla male). E quindi i genitori possono pensare che non ci sia “nulla di grave”.
Succede che se effettuano una visita otorinolaringoiatrica, l’udito sia in norma e al massimo si rilevi la presenza di adenoidi.
A questo punto è normale per un genitore che non ha ricevuto informazioni esaustive, pensare che è tutto a posto e che non sia necessario procedere oltre perché tutte le visite effettuate dicono che il bambino sta bene.
Il malinteso spesso è proprio questo: i disturbi del linguaggio specifici (ma anche quelli dell’apprendimento) si manifestano spesso in condizioni di normale sviluppo; tutte le aree indagate sono adeguate TRANNE quella linguistica che nella maggior parte dei casi è molto carente rispetto al livello generale del bambino in tutte le altre aree, ma che non viene affatto esaminata perché l’unico professionista che fa questo ed approfondisce non solo gli aspetti della comprensione linguistica, ma anche quelli della produzione linguistica, è proprio il logopedista.
Le valutazioni dovrebbero essere sempre in equipe multidisciplinare se disponibile; se un professionista non lavora in equipe, può creare una rete e demandare agli approfondimenti necessari del caso. Per esempio un logopedista può consigliare alla famiglia gli approfondimenti confrontandosi con il medico curante, oppure il medico Neuropsichiatra o lo Psicologo possono richiedere l’approfondimento linguistico al logopedista per raccogliere dati più approfonditi.
la valutazione del linguaggio
Il logopedista esegue una valutazione delle competenze comunicative e linguistiche del bambino anche molto precocemente e anche quando il bambino non parla affatto.
Succede spesso, perciò, che una volta effettuati gli accertamenti sullo sviluppo generale, non si proceda al passo finale della valutazione logopedica che ha principalmente tre finalità:
- analizzare e “misurare” il livello linguistico del bimbo rispetto alle attese per la sua età
- capire quanto sia lontano dal linguaggio che dovrebbe avere
- proporre un adeguato percorso alla famiglia
La valutazione linguistica nel bambino è sempre effettuata sotto forma di gioco in presenza del genitore se il bambino è molto piccolo oppure molto intimidito dagli estranei. Se il bambino è già un po’ più grandicello, per esempio ha già 4 anni, si cerca di coinvolgerlo in prove più motivanti, per esempio con l’uso del computer o con prove/test sotto forma di indovinelli o quesiti che stimolano la sua voglia di mettersi in gioco.
Nella mia esperienza ormai ventennale, nessuna delle famiglie che ho incontrato, l’ha descritta come un’esperienza traumatica, anzi, spesso rimangono colpiti da come il bambino s’ingaggi e desideri ritornare.
Percorsi logopedici possibili
Cosa succede dopo avere sottoposto il bambino ad un esame del linguaggio? Talvolta succede che si registrino dei miglioramenti immediati, come vi racconto in questo articolo.
Indipendentemente da questo, il logopedista mostrerà e spiegherà i risultati ottenuti e farà una proposta alla famiglia che varierà in base alla complessità del disturbo rilevato. Facciamo alcuni esempi:
Monitoraggio linguistico evolutivo
Nei casi più lievi, dove le difficoltà linguistiche rilevate sembrano poter risolversi anche spontaneamente, si consiglia di effettuare successivi controlli alla distanza di 3-4 mesi, per verificare che effettivamente il bambino continui a progredire. Se così sarà si deciderà di sospendere il monitoraggio, oppure di allungare il tempo che intercorre tra un controllo e l’altro, per esempio ogni 6 mesi.
E’ sempre consigliabile effettuare comunque un’ultima valutazione nell’anno precedente all’inizio della scuola elementare.
trattamento logopedico indiretto
Se il disturbo è invece meritevole di un stimolazione specifica, si può proporre un trattamento mediato dalla figura del genitore, sopratutto se il bambino è molto piccolo, per esempio sotto i 3 anni. Gli incontri possono essere rivolti ai soli genitori al fine di individuare strategie utili a stimolare il bambino in ambiente domestico. Si effettuerà nuovo controllo del linguaggio dopo un periodo di circa 3 mesi per decidere se sospendere, oppure di attivare un percorso diretto nel caso i miglioramenti non siano quelli attesi.
trattamento logopedico diretto
Nel caso in cui la situazione linguistica del bambino sia molto lontana dalle attese, o addirittura deviante, allora si propone abitualmente un percorso logopedico diretto, cioè il logopedista lavorerà direttamente con il bambino proponendo attività specifiche con target linguistici mirati e secondo un gradiente di complessità crescente.
In questi casi il mio approccio consiste in trattamenti di almeno due incontri alla settimana per un periodo di circa 3 mesi, così da poter dare una forte spinta al linguaggio e concedersi poi una sospensione per capire se effettivamente il bambino continuerà a progredire anche senza il supporto dia terapia specifica.
in conclusione: quando andare dal logopedista?
Se il tuo bambino è un bimbo sano e intelligente, che non ha nessun problema di sviluppo, ma le sue capacità linguistiche sono molto lontane dal resto delle sue abilità, probabilmente la sua è una difficoltà specifica che merita un approfondimento.
In molti casi queste difficoltà sono di linea famigliare, ciò significa che in famiglia uno dei due genitori, un fratello, un cugino/zio oppure i nonni hanno o hanno avuto difficoltà simili o scolastiche.
In sostanza i disturbi del linguaggio sono in qualche misura congeniti, il bambino nasce con questa caratteristica e può essere aiutato a superare questo ostacolo con un intervento mirato a seconda della gravità delle difficoltà che presenta e a seconda della sua età.
L’importante è non attendere troppo, perché è dimostrato che più l’intervento e precoce, più facilmente si risolverà e il bambino avrà maggiori possibilità di seguire uno sviluppo linguistico vicino a quello dei coetanei.
Naturalmente in questo articolo abbiamo descritto la situazione che più comunemente si manifesta nei bambini in età prescolare. Se oltre alla difficoltà di linguaggio, rilevi che il tuo bambino ha anche altre difficoltà associate, per esempio ha camminato tardi, ti sembra poco interessato al linguaggio, è sempre molto in movimento e fatica a porre attenzione alle cose, allora è consigliabile oltre alla valutazione linguistica, attivare tutte le indagini, come ti consiglierà di fare il tuo pediatra, ma anche il logopedista stesso.