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Professione Logopedista: opportunità e difficoltà di questo mestiere

Inaugura oggi il Mese della Logopedia 2019 in cui, come ogni anno, ospiterò articoli e riflessioni di molti colleghi al fine di far conoscere la nostra professione in modo positivo e costruttivo.

Apro io l’evento in qualità di ospite, con un articolo che vuole rispondere ai molti studenti o neolaureati che mi scrivono con una domanda (o sue variazioni sul tema), eccola:

“La professione di Logopedista ha sbocchi?

Consente davvero di lavorare da subito? E’ vero che

i logopedisti trovano subito lavoro?”

Indovinate un po’ qual è la mia risposta … 

DIPENDE!

Da che dipende? 

Be’! Ovviamente dipende da te!

Se ti aspetti che basti prendere la Laurea per avere successo, ovviamente sbagli …

Se ti aspetti che il solo titolo di Logopedista garantisca il lavoro, ti sbagli … 

Se ti aspetti che una volta ottenuto il titolo, sia sufficiente mandare alcuni cv per ottenere un colloquio, ti sbagli!

Come in qualsiasi altra attività e lavoro, il fattore umano c’entra eccome, in questo caso specifico ancora di più perché, non dimentichiamolo, il logopedista è un professionista sanitario e dunque  ha grandi responsabilità, te la senti?

Perciò mi stupisco quando ricevo contatti da persone che mi chiedono se ne valga la pena ancora prima di iniziare il percorso … insomma, un po’ di spinta interiore ci vuole per queste professioni. 

Ancora di più mi stupiscono certe mail di richiesta di lavoro dove intuisco che chi mi scrive non conosce affatto il lavoro che svolgo e di cosa principalmente si occupa il mio studio.

Io penso che quello del Logopedista sia ovviamente uno dei lavori più belli del mondo, ma questo vale per me. Se desideri conoscere meglio la Logopedia per prendere alcune decisioni, ecco cosa puoi fare: informarti, leggere questo blog, principalmente seguendo gli articoli taggati #professionelogopedista e seguire il Mese della Logopedia, che si svolge ogni anno a marzo, in cui molti colleghi danno il proprio apporto con articoli sia clinico-scientifici , sia portando le proprie esperienze emotive, insomma le gioie e i dolori di questa bella professione.

Se comunque hai curiosità o dubbi e non trovi risposta sul blog, lasci qui sotto un commento all’articolo e cercheremo di aiutarti.

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4 commenti

  • JennyRio

    Un’altra idea può essere quella di andare a visitare un centro di riabilitazione per vedere in prima persona una logopedista in azione! Io sono stata fortunata e prima di iscrivermi all’università avevo trovato due centri disponibili ad ospitarmi per una giornata, uno per bambini e uno per persone adulte con afasia. Bisogna darsi da fare! Jenny

  • Quinta

    Salve sono una logopedista , presidente di una cooperativa socio-sanitari, spesso mi ritrovo a dover fare colloqui di lavoro e ne esco sempre amareggiata perché la prima domanda che viene fatta, in modo particolare dai neolaureati, è “Quanto mi pagate?”…non perché sia illegittima come domanda ,in prima battuta mi aspetterei, però, domande tipo:” Ho la possibilità di crescere a livello professionale? Posso seguire qualche terapia? C’è la possibilità di confrontarsi con colleghi , con un’equipe?…” Spesso mi ritrovo davanti ragazzi che pensano di essere gia’ arrivati e non hanno la minima idea di cosa comporta un lavoro come questo , di che responsabilità abbiamo verso i nostri pazienti … Non è un lavoro ” impiegatizio” ! Purtroppo spesso si pensa che il logopedista si mette il camice per sedersi dietro una scrivania…non siamo questo!

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      Ella

      Sì, sono d’accordo solo in parte. Anche io sono responsabile di uno studio, è vero ciò che dici, ma è anche vero che spesso non viene dato il minimo orientamento ai ragazzi. Inoltre spesso viene dato per scontato che alcune esperienze siano a livello gratuito, perciò credo sia anche nostra responsabilità nei colloqui parlare in modo molto chiaro anche della parte economica. Poi sono d’accordo anche su tutto il resto che sottolinei, certi comportamenti ti fanno comunque escludere il candidato. Buon lavoro collega!

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