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Puntini, parole volanti e prime combinazioni di parole

Guest post di Jenny Rio, Logopedista

VERBA VOLANT

Il linguaggio che utilizziamo quotidianamente con i nostri bambini per chiacchierare, spiegarci, fare domande e dare risposte, è costituito da sequenze di suoni che si susseguono rapidamente.

Chi parla articola questi suoni in modo veloce e, possibilmente, accurato e chi ascolta li percepisce e li decodifica altrettanto velocemente, riconoscendo le parole e i loro significati.

Quando una mamma o un papà propone sorridendo al proprio bambino di giocare con la palla dicendo: “Giochiamo con la palla”, usa una sequenza ordinata di suoni strettamente legati gli uni agli altri nella loro articolazione e caratterizzati da un’intonazione tutta particolare adeguata al contesto di gioco.

/ʤoˈkjamokonlaˈpal:a/  

In un certo senso la mamma e il papà affidano le proprie parole “all’aria”, fiduciosi che il bambino saprà riconoscere l’intenzione comunicativa e analizzerà questi suoni concatenati afferrando il contenuto del messaggio.

Quello che diciamo – le nostre parole e frasi – ha una durata brevissima, frazioni di secondo, e non si può né vedere né toccare con mano. È proprio vero che le parole volano, verba volant: sta a noi afferrarle e farle nostre prima che scompaiano per sempre.

In questo senso, il linguaggio parlato è fondamentalmente diverso dal linguaggio scritto.

I messaggi scritti li possiamo leggere, e poi rileggere, indicare, copiare (scripta manent). Un messaggio orale, invece, lo possiamo solo ascoltare e cercare di capire prima che venga rapidamente sostituito da quello successivo.

I messaggi scritti sono diversi da quelli parlati anche perché rappresentano le sequenze ininterrotte di suoni con insiemi di lettere separate da spazi, rendendo così “visibili” le parole.

Noi diciamo /ʤoˈkjamokonlaˈpal:a/ ma scriviamo “GIOCHIAMO CON LA PALLA”.

In effetti, siamo talmente abituati a scrivere e leggere che spesso identifichiamo il linguaggio con i testi scritti e confondiamo i suoni con le lettere, dimenticandoci che linguaggio scritto ed orale sono due fenomeni molto diversi.

BAMBINI IN DIFFICOLTÀ

Pensiamo a questo punto ai bambini che hanno difficoltà di linguaggio.

Alcuni di questi bambini fanno fatica a percepire in modo accurato i suoni del linguaggio. Altri hanno difficoltà a riprodurre i suoni ascoltati, a sequenziali e a pronunciare correttamente le parole.

Tantissimi hanno una limitata memoria per i suoni – la cosiddetta memoria fonologica a breve termine – cioè fanno fatica a tenere a mente quello che sentono: la traccia lasciata dai suoni ascoltati si cancella immediatamente dalla memoria.

Non ci sorprende se a causa di queste difficoltà risulti per loro difficile analizzare le stringhe di suoni ed in esse riconoscere le parole, i loro significati ed identificare le regole di combinazione di queste parole in frasi.

Queste difficoltà rappresentano spesso, infatti, degli ostacoli per l’apprendimento linguistico, che per questi bambini procede lentamente e con risultati parziali.

Il nostro compito, quando interagiamo con i bambini in difficoltà è, quindi, per quanto possibile, di modificare il linguaggio a cui li esponiamo in modo da rendere più semplice questa analisi e facilitare l’apprendimento di suoni, parole e frasi.

In particolare, è importante:

Esempio:

Questa è la banana del papà (piuttosto di Questa è del papà) –  Dai la banana al papà (piuttosto di Dagliela) – La tua banana è in cucina (piuttosto di La tua è là)

  • Accogliere in modo positivo quello che il bambino dice, anche se è sbagliato, e riformularlo fornendogli un modello corretto

Esempio: Bimbo “Cappa!” –  Adulto “Sì, è la scarpa” (piuttosto di No, si dice scarpa)

  • Espandere i suoi enunciati, aggiungendo una o due parole per favorire l’uso di frasi più lunghe

Esempio: Bimbo “Guarda” – Adulto “Guarda la stella”

Un’altra strategia che possiamo usare con i bambini che fanno fatica ad imparare dal solo input uditivo è quella di fornire loro un supporto visivo/tattile. Questo permette loro, infatti, di non solo sentire le frasi usate dal papà/dalla mamma ma anche di vederle e toccarle, un po’ come succederà quando le vedranno scritte sui testi di scuola.

Ma come fare a rendere le nostre parole “volanti” visibili e tangibili per i nostri piccoli?

Molto semplicemente possiamo usare dei PUNTINI.

I PUNTINI

La strategia dei PUNTINI nasce con l’obiettivo di compensare le limitate capacità di memoria/analisi fonologica e di enfatizzare la segmentazione del parlato in parole.

La si può applicare vantaggiosamente per stimolare un aspetto importante dell’acquisizione del linguaggio, cioè la capacità dei bambini di esprimersi usando combinazioni di parole sempre più lunghe e complesse, il cosiddetto sviluppo morfo-sintattico.

Quando i bambini iniziano a parlare usano parole isolate per esprimere una serie di significati diversi che dipendono dal contesto (es. Mella!). Successivamente, durante il primo e il secondo anno di vita, incominciano a combinare due parole (Mella bona) e poi tre (Qui mella bona) per arrivare successivamente a strutturare le prime vere e proprie frasi, associando al verbo i complementi e le paroline della morfologia (Voglio una caramella buona).

Per supportare i bambini che sono in difficoltà nel progredire in questo processo possiamo affiancare al modellamento e all’espansione, a cui abbiamo accennato sopra, proprio l’uso di un supporto visivo come I PUNTINI.

Immaginiamo di giocare con un bambino che usa parole singole per esprimersi e il cui linguaggio sembra non evolversi oltre questo stadio. Con lui potremmo decidere di stimolare la comprensione e l’uso di combinazione di due parole.

Prendiamo una striscia di cartoncino e disegniamo su di essa due grandi punti con un pennarello, così:

A questo punto incominciamo a parlare con il bambino ingegnandoci ad usare combinazioni di due parole. Ogni volta che le pronunciamo indichiamo i due punti in rapida successione, il primo quando diciamo la prima parola e il secondo quando diciamo la seconda.

Immaginiamo, ad esempio, di sfogliare insieme un libretto e teniamo a disposizione il cartoncino. Ad ogni pagina diamo il tempo al bambino di guardare e magari di usare una delle sue paroline in riferimento a quello che vede, es. Salta!. Noi espandiamo quello che lui dice ripetendo la sua parola e combinandola con un’altra adeguata all’immagine del libro.

Parliamo indicando i puntini:

 

 

La gallina dorme

 

 

 

 

 

Il coniglio salta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notate che indichiamo i puntini solo in corrispondenza delle parole-contenuto (che per chiarezza ho sottolineato). Gli articoli, le preposizioni o la copula è assumono importanza negli stadi successivi dello sviluppo morfo-sintattico e verranno solo allora associati a dei riferimenti visivi.

Facciamo così per ogni pagina del libro, associando ad ognuna una combinazione di due parole.

In questo modo siamo sicuri di stimolare nel modo corretto il bambino e di non proporgli un linguaggio troppo complesso. Contemporaneamente il bambino riceve da noi un riferimento visivo e un indizio tangibile su come sono organizzate le nostre frasi.

È interessante osservare come ad un certo punto il bimbo incomincerà ad imitarci, indicando i puntini mentre noi parliamo o cercando di far corrispondere ad essi le proprie parole. Possiamo in questo caso prendergli gentilmente la mano e mostrargli come si fa, incoraggiandolo a ripetere le due parole insieme a noi.

Le attività con i libri o con i giochi di carte si prestano bene a questo tipo di stimolazione perché, descrivendo le immagini che vediamo, possiamo più facilmente trovare le espressioni adatte.

Inoltre, scegliendo con oculatezza i materiali possiamo anche lavorare su strutture sintattiche specifiche.

Ad esempio, se scegliamo un libro in cui animali o persone compiono diverse azioni possiamo ripetutamente usare la combinazione SOGGETTO + VERBO, come negli esempi precedenti. Se troviamo carte in cui sono disegnati oggetti di colori diversi, possiamo ripetutamente usare la combinazione NOME + AGGETTIVO (La mela rossa, La banana gialla …).

I PUNTINI, però, possono essere facilmente usati anche in giochi più liberi, come le costruzioni o la palla. Sta a noi essere bravi ad interagire con il bambino in modo adeguato ed approfittare del nostro turno nella conversazione per esporlo a combinazioni di due parole.

2 commenti

  • Marianovella Nizzo

    Ciao, ho una bimba di quasi 2 anni (21mesi), lei è una gran chiacchierona… sa già tanti vocaboli… ma li usa singolarmente… inizia ora ad abbinare due paroline insieme, e quest’articolo mi è piaciuto molto… metterò in pratica i tuoi consigli. Grazie mille.
    Maria

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