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La domanda del mese: difficoltà di linguaggio ed autostima. Come affrontare la logopedia con un bambino.

autostima
Eccomi ufficialmente in servizio. La pausa estiva è stata rigenerante, ma anche piena di programmazione e pianificazione per i nuovi post che leggerete prossimamente, speriamo di riuscire a tenere il ritmo tra figli, lavoro, scuola e “varie ed eventuali”!

Come anticipato nel post “Ipercorrettismi, neologismi e segnaposto. Idee nuove per settembre”, comincia una nuova “rubrica” in cui risponderò ad una domanda scelta tra le varie mail che mi inviate.

Ne sceglierò una con cadenza mensile (almeno per ora), a cui darò risposta pubblica attraverso un post; quindi se avete dubbi, curiosità o semplicemente vi interessa un argomento che ancora non ho affrontato, fatevi avanti e contattatemi via mail.

La domanda che ho scelto per inaugurare questo nuovo spazio mi è giunta da una cara lettrice che ha un bimbo di 3 anni e mezzo, il quale deve a breve cominciare un iter riabilitativo con un logopedista per un disturbo di linguaggio. La riporto integralmente.
 
“C’è una cosa su cui vorrei chiederti di scrivere un post (o darmi una consulenza): come faccio a presentare l’inizio di una terapia sul linguaggio al mio bambino senza devastare la sua autostima? Senza farlo sentire diverso dai suoi coetanei? È una delle cose che mi angustia.
Grazie sincere. C.”
 
Mamma Logopedista:
Cara C, intanto grazie per la fiducia che riponi nella mia opinione.
Capisco che l’inizio di un nuovo percorso di riabilitazione sia destabilizzante, non solo per il tuo bambino, ma per tutta la famiglia anche considerando il grande impegno organizzativo che richiede frequentare regolarmente le sedute.
Prima di tutto vorrei dirti che, secondo la mia esperienza, i bambini affrontano le novità sempre meglio di noi adulti.
Quello che consiglio ai genitori dei “miei” bimbi è di parlare apertamente della difficoltà linguistica, spiegando loro che sarà affrontata con l’aiuto di tutti (mamma, papà, famiglia e logopedista) in modo da risolverla.
Negare o camuffare la realtà crea confusione nel bambino il quale, inevitabilmente, si domanderà come mai nessuno parla del suo problema e probabilmente penserà che sia una cosa così brutta che non se ne può nemmeno parlare, e allora sì che l’autostima scenderà!
Di solito consiglio una strada molto diretta del tipo: “mamma e papà sanno che tu fai un po’ fatica con le parole e che a volte questo ti fa arrabbiare. Andremo insieme da una persona che ci aiuterà ad affrontare e risolvere questa difficoltà …”
Questa persona si chiama logopedista (non tata, maestra, un’amica della mamma, una fatina … ne ho sentite di tutti i colori) e per lavoro aiuta tutti i bimbi che come te, faticano a dire le cose come vorrebbero: e qui il bambino scopre di non essere l’unico ad avere questo problema!
Questo è valido se il bambino ha un’età sufficiente per capire, ma vi garantisco che un bimbo con una normale intelligenza può già capire a due anni, con le giuste parole.
In genere dopo le prime sedute di conoscenza reciproca, tutti i bambini vanno volentieri dal logopedista, perché si rendono conto che è per loro utile e che aiuta anche i genitori.
Una condizione necessaria perché ciò avvenga, è che ci sia impegno nella frequenza al trattamento: il messaggio che deve arrivare al bambino è che andare dal logopedista è importante. Ma non a parole, nei fatti … quindi:
– Puntualità
– Regolarità negli appuntamenti
– Fare “i compiti” a casa e avere cura del materiale
Se per i genitori non è importante e non investono veramente nel trattamento, il bambino se ne accorgerà, come in tutte le cose di questo mondo.
L’autostima di una persona si vede non nelle difficoltà che può avere (tutti noi ne abbiamo), ma in come le affronta e, torno a dire, i bambini le affrontano solitamente bene.
Il logopedista, o almeno è così per me, non pretende che il bambino esegua perfettamente esercizi meccanici, ma crea un ambiente sereno, uno spazio dove il bambino possa sbagliare in santa pace e trovare una strada per risolvere i garbugli linguistici.
Questo spazio libero di manovra, pian piano si creerà anche a casa, perché si spiega anche ai famigliari come fare; quali strategie incentivano ed incoraggiano e quali atteggiamenti, invece, sono controproducenti e dannosi.
Abbandonate l’idea di portare il vostro bambino dal logopedista per poi tornare a ritirarlo “aggiustato”, non è così che funziona (o almeno non dovrebbe); tutta la famiglia fa parte di questo percorso, spesso saranno i vostri bimbi a ricordarvi quello che ha detto la logopedista …
L’ultimo consiglio è quello di non minimizzare le cose, non ditegli che sarà facile, perché spesso non è così; ditegli che anche se sarà difficile, voi sarete lì per lui.
Non sono una psicologa, vorrei solo dare una risposta a questa mamma secondo la mia esperienza; nel caso, invece, che vi accorgiate che per il vostro bambino o per voi, questo passo è doloroso e difficile, rivolgetevi ad uno psicologo che possa supportarvi, oppure parlatene con la vostra logopedista che avrà di certo delle figure di riferimento da suggerirvi.
Spesso bastano pochi incontri per sciogliere quei nodi che ci fanno stare male e non dimenticate che il logopedista stesso vi segnalerà se il bimbo dovesse avere difficoltà nell’affrontare la situazione.
 
Spero che questo possa essere utile alle famiglie che devono iniziare un percorso di logopedia (o anche di altro tipo) o che magari non lo iniziano per paura.
Sappiate che un bimbo che inizia presto a fare logopedia ha la possibilità di risolvere completamente il suo disturbo specifico di linguaggio in tempo utile per l’ingresso alla scuola elementare.

15 commenti

  • silvia

    ciao, anche io sono una mamma logopedista, e mi è piaciuto molto questo blog. Voglio aggiungere una cosa per esperienza personale. Proprio in questi giorni una mamma mi ha portato un bambino di tre anni che tra pochi giorni inizierà il primo anno di asilo (lo so si dice scuola materna, ma anche io sono un po’ all’antica), ho spiegato alla mamma che sicuramente la logopedia e l’inizio della scuola porteranno presto il bambino a rapidi miglioramenti perchè la frustrazione di non essere capito dai coetanei lo porterà a rimboccarsi nel mani per migliorarsi. La reazione della mamma è stata “ma come? io ho deciso di portare il bambino dalla logopedista per non far subire a mio figlio delle frustrazioni!!!”.
    Le cose che vorrei dire a questo proposito sono due:
    1) ho visitato questo bambino alla fine di agosto, ma che dovrebbe essere superman per risolvere il disturbo in 15 giorni? Quindi non mettete fretta ai bambini, inizia un percorso la cui durata dipende solo dal suo ritmo, il linguaggio per ancorarsi ha bisogno di tempo, e soprattutto, la parte più lunga è portare tutti i nuovi apprendimenti parlando spontaneamente.
    2) Non sottovalutate mai l’importanza di una frustrazione, che è la spinta della crescita e del miglioramento (si impara a parlare per la frustrazione di non essere compresi, si studia bene una lezione per non prendere un brutto voto, si impara ad andare in bicicletta per la frustrazione di non poter giocare con gli amici), quindi se ben gestita la frustrazione è una fortissima spinta propulsiva!

    • Ella Mo'

      Ciao Silvia, che piacere avere una collega che mi segue.
      Grazie per il tuo contributo, mi rendo conto che la mia risposta non puó essere esaustiva, ci sono così tante cose di cui bisognerebbe parlare. Pian piano è quello che cercheró di fare.
      Visto che parli di tempi e modi, in effetti è giusto che i genitori sappiano che i primi risultati ed i primi cambiamenti nel linguaggio, arrivano spesso dopo più di un mese dall’inizio del trattamento. Scriveró qualcosa di specifico a riguardo perchè è interessante approfondire.
      Come già anticipavo, la terapia richiede l’impegno di tutta la famiglia e spesso anche della collaborazione delle educatrici del nido o della materna.
      Non mi trovo,tuttavia molto d’accordo Con il secondo punto. Credo che le frustrazioni siano inevitabili, tutti noi ne affrontiamo ogni giorno. È importante sostenere il bambino e fargli sentire la nostra fiducia nelle sue capacità. Non credo peró che i cambiamenti debbano avvenire su spinta delle frustrazioni.
      Tu dove sei, di cosa ti occupi?
      A presto.

  • Mariangela

    Ciao Ella, si riapre la “stagione” dei post.
    Leggo sempre con interesse ciò che scrivi.
    L’ultimo post ha già dato risposta ad alcuni miei pensieri; tra pochi giorni mio figlio intraprenderà un percorso logopedico.
    Trovo ciò che scrivi molto chiaro e fruibile per noi genitori senza essere troppo tecnicistico. A presto.
    Grazie Mariangela

  • Ella Mo'

    @Mariangela Grazie, l’intento è proprio quello di essere utili ai genitori in modo chiaro, ma se avete qualcosa da segnalare, qualche punto in cui non sono stata chiara, non mancate di dirmelo, cercherò di fare sempre meglio.

    @Jessica grazie anche a te. Sai che, essendo tu una collega, tengo in modo particolare ai tuoi commenti.
    Cari saluti

  • madainoncicredo

    Già il titolo “La domanda del mese” mi piace. Forse ancora meglio “La risposta del mese”. E visto che ti sei chiamata (in modo efficace) Logomamma, perché non dire “La logorisposta” o “logodomanda” del mese?

  • Laura

    Ciao, sono la mamma di Giulia, a dicembre 4 anni, da quando ha compiuto i due anni abbiamo visto che era indietro con il linguaggio, ho iniziato a domandare al pediatra cosa dovevamo fare, ma lui mi ha sempre tranquillizzata dicendomi che era normale e che non c’era fretta. A due anni e mezzo diceva: mamma, babbo, no, Addo (Leonardo suo fratello)… e ancora non mi dovevo preoccupare.
    A settembre con l’inizio della scuola materna diceva qualche parola in più (2-3) e ancora non dovevo preoccuparmi… anche secondo la maestra era “normale”…
    A gennaio tre anni compiuti da un mese tutti si svegliano:” Ha bisogno del logopedista!” inizio con l’iter presso l’asl: risultato: dopo tre mesi mi ricevono, mi fanno compilare un questionario sulle parole e frasi della bimba. Lo riporto dopo due settimana di stretta ossrvazione, lo guardano,lo scorrono e mi dicono;”eh si la bambina non parla, ha proprio bisogno… ci sarà posto verso dicembre….” Mi ripresento un mese fa sperando di iniziare a breve ma ora è gennaio o febbraio…
    Ora: io non mi posso permettere di andare privatamente, e per fortuna la bambina si è un pò sbloccata,nel senso che ora parla, dice molte parole ma purtroppo non le articola, la capisco solo io o quasi… ma io che cosa le posso far fare da sola a casa? Lei si stufa subito e sbuffa quando non riesce a farsi capire. Io le dico di ripetermi piano piano quello che vuole dire finchè riesco a capirla ma a volte piange frustrata.
    Ti ringrazio per l’attenzione, e scusa se mi sono dilungata troppo.
    ti ringrazio Laura

  • Ella Mo'

    Cara Laura grazie. Grazie perchè è da tempo che attendo questo commento. Sì perchè è una mamma che lo scrive. Una mamma che aveva capito che la sua bimba aveva una qualche difficoltà di linguaggio e si è attivata per sapere cosa fare e cosa è successo? è successo che nessuno l’ha saputa indirizzare sulla strada giusta, darle un buon consiglio.
    Purtroppo a te, o meglio alla tua bimba, è capitato proprio quello che succede troppo spesso: una passiva attesa.
    E già! Avevi proprio ragione tu, il linguaggio della tua bimba già a due anni dava chiari segnali e andava controllato, monitorato, non dico già trattato, ma almeno tenuto controllato nel tempo così da intervenire per tempo nel caso si fosse confermato un disturbo.
    Hai descritto perfettamente l’iter che molte famiglie si trovano ad affrontare e quando finalmente si giunge al Servizio pubblico … sorpresa! Ma devo aspettare ANCORA?! Sì, purtroppo è proprio così, non è umanamente possibile, per nessun servizio pubblico, prendere immediatamente in trattamento un bambino, perchè il trattamento riabilitativo va programmato, organizzato e studiato e ci sono tantissimi bambini ogni giorno che arrivano ed hanno tutti bisogno e diritto allo stesso modo.
    Il blog nasce per questo, per sensibilizzare, alzare i livelli di attenzione, informare.
    Chiedo a tutte le mamme che hanno o hanno avuto questa esperienza di allargare ai pediatri ed agli educatori dei Nidi queste informazioni. Speriamo che succeda sempre meno volte.
    Scusa Laura se ho approfittato della tua spiacevole esperienza personale, ma credo veramente che questo spazio serva a questo, ad imparare dalle esperienze degli altri.
    Ora sono io che mi scuso per essermi dilungata e vengo nello specifico alla tua domanda: Cosa faccio adesso???
    Un consiglio è di NON FARE. Parla con lei è spiegale che lo capisci il perchè dei suoi pianti e che presto ci sarà qualcuno che vi aiuterà. Nel frattempo bisogna prendersi cura del suo piacere a parlare con gli altri e con voi. Non correggetela, non interrompetela, fatale esprimere (sta già facendo del suo meglio) e quando dice una frase poco chiara, la dovete lodare e dirle: “brava, ho capito che volevi dire …”. Bisogna darle la soddisfazione che si è fatta capire e poi riformulare la frase per lei nel modo corretto in modo che la possa ascoltare (ma non chiedetele di ripetere). Ora non posso andare oltre in questo commento. Ti invito a scrivermi all’indirizzo mammalogopedista@gmail.com e ti risponderò in modo più approfondito.
    Cara Laura grazie ancora, veramente.

  • Anonymous

    Ciao carissima…sono una logomamma e il mio giovanni nn parla…ha 1 anno e 9 mesi e dice circa 30 parole…chiare e ben articolate solo 5…le altre si riconoscono da fatto che associa un gesto *d es se dice”ka”e si tocca la testa e’ il casco altrimenti e’ cane o cavallo…sono molto preoccupata e mi rendo conto che la mia laurea in logopedia nn mi aiuta ma amplifica tutte le mie paure. Ciao Chiara

  • Ella Mo'

    Ciao Chiara, che bello averti tra i miei lettori. Mi rendo conto che il fatto che tu sia logopedista può aumentare la tua preoccupazione, ma cerchiamo di ridimensionare tutto, ok?
    Dunque Giovanni ha 21 mesi, quindi gliene mancano ancora 3 per arrivare ai due anni. La soglia minima di parole prodotte a due anni è 50. Ora Giovanni ne dice circa 30 (non importa se le dice bene o male, l’importante è che siano stabili). Ti consiglio di metterle per iscritto perchè questo aiuta a non sottovalutare il suo linguaggio e ricorda di mettere anche le onomatopee. Sono ancora 30 o di più?
    Il fatto che aggiunga anche il gesto per farsi capire, significa che l’intenzionalità comunicativa è molto buona e che ci sono buoni presupposti allo sviluppo linguistico. Cerca di parlargli molto, con calma e articolando bene i suoni. Ti suggerisco di leggere bene i seguenti post che ti possono aiutare a capire cosa guardare.
    Cosa sono le parole

    Detto questo puoi stare tranquilla e osservare in modo attivo i progressi del linguaggio del tuo bambino. Spero di esserti stata utile e se vuoi tenermi aggiornata scrivimi all’indirizzo del blog.

  • Anonymous

    Ginevra la mia bimba di tre anni parla male dice tante parole ma alcune le sbaglia e nn forma frasi .ha iniziato logopedia secondo lei x settembre migliorerà. E una bimba molto attiva e socevole.nell attesa dell asilo a settembre la sto mandando alla ludoteca cosi gioca e nn sta sempre sola con me.

  • Mamma Logopedista

    Brava, sta già facendo tutto ciò che serve … di solito i primi effetti del trattamento riabilitativo si notano dopo il primo mese, ma poi dipende da bimbo a bimbo. Penso che con l’ingresso all’asilo avrà tante nuove occasioni e stimoli per parlare meglio … in bocca al lupo!!

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